La difesa di Olindo e Rosa, i coniugi Romano-Bazzi condannati all’ergastolo in tre gradi di giudizio per la strage di Erba, sta per depositare la sua istanza di revisione del processo alla Corte d’Appello di Brescia. Sarà la seconda richiesta di riapertura del caso in pochi giorni, dopo quella, clamorosa, depositata dal sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser, in un documento di 58 pagine in cui si parla di prove maturate in un “contesto che definire malato è fare esercizio di eufemismo”.
“Un contesto altamente malato“, ha rincarato a Porta a Porta l’avvocato della coppia, Fabio Schembri, secondo cui l’orizzonte della revisione sarebbe più concreto alla luce di nuove testimonianze, elementi scientifici e un altro aspetto: qualcuno, tra le forze dell’ordine, avrebbe confermato di aver parlato a Olindo e Rosa di eventuali benefici in caso di confessione. Elemento che, secondo i difensori, si sposerebbe con molti altri tasselli nell’ottica di “confessioni false e acquiescenti” (tra questi, la presenza di 243 errori nelle ammissioni sulla strage di Erba da parte di Olindo Romano e Rosa Bazzi, ai quali, per la difesa, sarebbero state mostrate le foto del massacro per “imboccarli” sulle dichiarazioni da rendere in sede di interrogatori). E mentre la querelle tra innocentisti e colpevolisti riprende vigore tra salotti tv e stampa, i coniugi Romano-Bazzi, scontati 17 anni di carcere, potrebbero davvero essere a un soffio da un totale ribaltamento della storia.
L’avvocato di Olindo e Rosa sulle confessioni: “I carabinieri hanno dovuto ammettere che…”
L’avvocato Fabio Schembri, membro del pool difensivo di Olindo e Rosa – condannati per la strage di Erba in via definitiva all’ergastolo nel 2011 e in carcere da 17 anni -, è intervenuto a Porta a Porta a seguito del clamoroso atto con cui il sostituto pg presso la Corte d’Appello di Milano, Cuno Tarfusser, ha chiesto la revisione del processo chiedendo che i coniugi siano prosciolti. Convinto dell’innocenza della coppia e dell’alta probabilità che i tre gradi di giudizio abbiano prodotto un errore giudiziario dei più gravi della nostra storia, il magistrato smonta le tre prove che hanno costituito l’architettura dell’accusa a carico dei Romano-Bazzi sigillandone la sorte giudiziaria: la macchia di sangue sul battitacco dell’auto di Olindo, il riconoscimento quale suo aggressore da parte dell’unico sopravvissuto Mario Frigerio e le confessioni. Schembri sottolinea che queste ultime sarebbero del tutto inattendibili perché rese sotto un elevato pressing degli inquirenti (con la presunta promessa di improbabili sconti di pena e persino di una “cella matrimoniale” in cui scontare la pena in modalità “soft”) e ritiene che siano intrise di contraddizioni ed errori (ben 243 quelli indicati dalla difesa) tali da inficiare le dichiarazioni autoaccusatorie dei suoi assistiti (poi ritrattate definitivamente dagli stessi che ancora oggi, a quasi 20 anni dalla strage di Erba, continuano a dirsi innocenti e “vittime” incastrate da un sistema che avrebbe preferito rinchiudere due persone “non sveglissime”, parole di Olindo Romano, invece di battere piste alternative a quella dei “vicini di casa assassini“).
“Nelle loro confessioni, Olindo e Rosa non ne indovina una – ha dichiarato Schembri –. Ci sono 243 errori e non siamo mai stati smentiti su questo, errori su aspetti fondamentali. Non sapevano dello sgozzamento del bambino, che la luce era stata staccata, sono acquiescenti a ciò che gli viene detto e mostrato (…). Non sapevano che nel rogo furono usati diversi acceleranti, Olindo disse di aver usato semplicemente un accendino e non conosceva il dettaglio degli acceleranti perché naturalmente, allora, ancora gli inquirenti sapevano come era stato appiccato l’incendio. Ci sono intercettazioni ambientali che parlano chiaro: Olindo dice a Rosa che i carabinieri gli hanno detto che se confessa lei se ne va a casa e lui dopo qualche anno la raggiunge. Anche se non sono stati loro, questo gli sembra il minore dei mali. Il materiale audio, documentale, le prove nuove attestano questo (…). I carabinieri hanno dovuto ammettere che effettivamente dissero a Olindo di sconti di pena e che sua moglie se ne sarebbe andata a casa. In virtù di questo, c’è anche un’intercettazione che lo prova. Il contesto malato, altamente malato, è questo: se uno dice ‘salvi tua moglie, te ne vai a casa’ a una persona che ha dei deficit cognitivi notevoli, perché anche Rosa ha un ritardo mentale, è stato accertato, quello gli sembrava il minore dei mali, confessare e avere una cella matrimoniale”.
Su cosa si fonda l’istanza di revisione della difesa di Olindo e Rosa
La difesa di Olindo e Rosa si avvicina al deposito della richiesta di revisione del processo. Un’istanza che si somma a quella di Tarfusser – il quale ha clamorosamente anticipato il collegio difensivo con un’azione senza troppi precedenti nella storia giudiziaria – e che, secondo l’avvocato Schembri, avrebbe uno scheletro ben solido. “La nostra istanza si fonda su prove nuove, quantitativamente e qualitativamente di una certa consistenza, ci auguriamo che possano essere fissate le udienze per il dibattimento“.
Tra i nuovi testimoni, un ex residente dell’appartamento di Raffaella Castagna (una delle vittime del massacro) e del marito Azouz Marzouk che sostiene qualcosa che per la difesa sarebbe di notevole interesse investigativo: la strage di Erba sarebbe maturata in costanza di una “faida” tra gruppi criminali per il controllo della piazza di spaccio, di cui la casa di Marzouk sarebbe stata una “centrale operativa”, che avrebbe coinvolto anche i fratelli del tunisino. Sarebbe questa, a detta dei legali e dei consulenti di Olindo e Rosa, la pista alternativa principale da percorrere nell’alveo di una rivalutazione della loro posizione in merito alla strage di Erba. “Il nostro nuovo testimone – ha dichiarato l’avvocato Schembri – ha detto cose molto importanti: lui effettuava il traffico utilizzando quale base logistica proprio la casa della strage, insieme ai fratelli di Azouz Marzouk. E aveva una faida in corso con un gruppo rivale (…). L’appartamento di Raffaella Castagna era usato come base per un traffico internazionale di stupefacenti. Abbiamo il testimone che era residente in quella casa, lo abbiamo rintracciato e ha parlato. Le sue dichiarazioni sono state riscontrate da parte nostra. Che fosse residente a casa di Marzouk lo dice la Guardia di Finanza di Erba che i primi 10 giorni aveva seguito quella pista ed era venuta a capo di coloro i quali erano residenti in quell’abitazione. In casa custodivano i valori provenienti dal traffico e nelle adiacenze della casa era custodita la droga”.