Ho fatto il mio dovere, sono sereno“. Risponde così Cuno Tarfusser, il sostituto pg di Milano che ha chiesto la revisione del processo sulla strage di Erba ritenendo i coniugi Rosa e Olindo vittime di un clamoroso errore giudiziario, alle domande dell’inviata di Iceberg, trasmissione di Marco Oliva. Innocenti in carcere da 17 anni, secondo la sua istanza, all’esito di un castello di “prove schiaccianti” che tali non sarebbero. Oggi per il magistrato, uno dei più famosi e affermati d’Italia che per 10 anni ha lavorato alla Corte Penale Internazionale dell’Aja, si staglia l’orizzonte di un procedimento disciplinare dopo che il procuratore generale di Milano, Francesca Nanni, nel trasmettere il documento alla Corte d’appello di Brescia (competente a vagliarne l’ammissibilità) avrebbe allegato un parere negativo alla relazione Tarfusser: a suo dire, l’istanza del sostituto pg sarebbe inammissibile perchè proposta da un soggetto “non legittimato” e “infondata nel merito” perchè assenti presupposti e nuovi elementi per rendere esplorabile lo scenario di una revisione.



La palla ora è passata a Brescia e i tempi per una decisione sull’eventuale riapertura del caso Erba non sono affatto scontati. Tarfusser ha precisato ai microfoni di Iceberg un altro aspetto che ritiene fondamentale per comprendere l’attuale fase: “Non so quale sarà la tempistica, posso solo dire di aver fatto il mio dovere. Sono sereno, e voglio precisare una cosa: il procedimento disciplinare non incide sull’istanza di revisione che ho presentato, l’esito dell’uno non incide sull’esito dell’altro“. Qualunque sarà la decisione del Csm sulla posizione del magistrato, questa non avrà alcun effetto sull’iter autonomo della istanza di revisione approdata sul tavolo dei colleghi bresciani. Ma c’è di più: nelle scorse settimane, alla richiesta Tarfusser si è aggiunta quella presentata dall’avvocato Diego Soddu, tutore della coppia dall’inizio della detenzione. “Ho condiviso quanto rilevato dal sostituto procuratore Tarfusser – ha sottolineato Soddu –, e ho chiesto che la mia richiesta sia unita alla sua. Rosa e Olindo sono innocenti e ho aggiunto nuovi elementi compresa la denuncia-querela che i coniugi ebbero a presentare in merito alla illegittima distruzione dei reperti“.



Rosa e Olindo, la nuova vita in carcere e la speranza nell’analisi dei reperti scampati alla distruzione

La nuova vita di Rosa e Olindo in carcere, 17 anni dopo l’inizio della detenzione, secondo quanto descritto dal tutore Diego Soddu li vede impegnati in mansioni di cui sarebbero soddisfatti. L’ex netturbino sta seguendo un corso per imbianchino mentre sua moglie, dalla quale non si è mai allontanato sentimentalmente come molti invece credevano, si occupa delle pulizie all’interno della struttura. Lavori che la coppia spera di poter svolgere fuori, in futuro, se sarà ammessa la revisione del processo per la strage di Erba. 



Il tutore di Rosa Bazzi e Olindo Romano ha sottolineato alcuni punti chiave della sua richiesta di riaprire il caso, immediatamente successiva a quella depositata dal sostituto procuratore Cuno Tarfusser. Diego Soddu ha chiesto che siano concesse analisi sui reperti scampati alla distruzione, in particolare del materiale pilifero, un’impronta di sangue isolata sul terrazzino dell’abitazione di Raffaella Castagna – vittima del massacro con suo figlio, Youssef, sua madre, Paola Galli, e la vicina di casa Valeria Cherubini – e un “contatto palmare repertato nella ‘palazzina del ghiaccio’” in cui si consumò la mattanza. In merito a quanto proposto da Tarfusser, Soddu ha dichiarato quanto segue al settimanale Cronaca Vera: “Ho condiviso integralmente il percorso argomentativo della richiesta di revisione formulata dal sostituto procuratore generale, fondata su numerose e corpose consulenze tecniche multidisciplinari della difesa (elaborati alla cui stesura hanno contribuito luminari accademici ed esperti/cultori delle materie scientifiche, di acclarata fama nazionale e internazionale) e sulla relazione tecnica del RIS di Parma che a suo tempo ebbe a lavorare sul caso, che dimostrano che i coniugi sono innocenti e disarticolano le tre prove che li hanno portati alla condanna (confessioni, traccia ematica rinvenuta sul battitacco dell’auto di Olindo, riconoscimento del sig. Frigerio)“. Il prossimo passo sarà una terza istanza di revisione, stavolta da parte del collegio difensivo della coppia.