Sono trascorsi già due anni dalla morte di Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso con undice coltellate a Roma dagli americani Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth, entrambi condannati all’ergastolo. La vedova del vicebrigadiere, Rosa Maria Ersilio, intervistata dall’AdnKronos nel secondo anniversario della tragedia, fa un bilancio amaro: “Sono passati due anni, manca da più di settecento giorni, troppo lunghi e dolorosi. Ma mio marito Mario è con me sempre, è presente in tutto quello che mi sono trovata a vivere e ad affrontare senza di lui, è in ogni istante. E’ lui che mi dà la forza, perché Mario aveva una gran voglia di vivere“. Assistita nel processo dagli avvocati Franco Coppi, Ester Molinaro e Massimo Ferrandino, la vedova di Cerciello Rega parla di “43 udienze molto difficili, alle quali ho sempre voluto partecipare. Il momento più complesso – sottolinea – per me e per coloro che hanno assistito a quell’udienza, è stato ascoltare in aula l’angosciosa telefonata alla centrale operativa da parte del collega che chiedeva di inviare i soccorsi perché Mario era stato accoltellato e tentava invano di soccorrerlo. Un momento difficile per tutti i presenti. Stare lì ad ascoltare quel momento così concitato, le voci, i toni, i respiri affannosi e sofferenti di mio marito Mario ha scandito e squarciato un tempo sospeso tra la vita e la morte, erano i suoi ultimi respiri, l’amore della mia vita stava morendo. E tutto questo squarcia dentro“.



Vedova Mario Cerciello Rega: “A volte lo vedo ancora…”

Rosa Maria Ersilio ha descritto il marito Mario Cerciello Rega come “un uomo giusto, coraggioso e leale, che si impegnava e si sacrificava per i valori in cui credeva, ogni giorno nella semplicità quotidiana, come Carabiniere e come marito, figlio, fratello e amico. Era molto generoso, dedicava il suo prezioso tempo a chi ne aveva bisogno, donava il suo sorriso o un aiuto concreto con tanta discrezione e sensibilità, era umile e onesto, ricco di valori di altri tempi e di un forte senso del dovere. Tutto il suo essere è con me e in tutto quello che mi trovo a vivere“. La moglie del vicebrigadiere insiste: “A volte chiudo gli occhi e lo vedo mentre mi guarda coi suoi occhi celesti e mi sorride mentre mi stringe la mano, con le nostre dita intrecciate senza lasciarle, questo mi dà infinito coraggio. Mario vive nel ricordo di tutti, familiari, colleghi, amici e tanta gente comune. Il 5 giugno durante la celebrazione del 207° anniversario di fondazione dell’Arma dei Carabinieri mi è stata consegnata la Medaglia d’Oro al Valor Civile in sua memoria, momento così solenne e carico di tanta emozione e sentimenti d’onore“. Poi la chiosa: “Il 13 luglio, giorno del suo compleanno, è stata scoperta una stele commemorativa posata in via Pietro Cossa a Roma, proprio dove Mario è stato accoltellato. Una iniziativa che celebra la memoria del suo sacrificio e rende onore a lui che indossava con orgoglio la divisa dei Carabinieri. Grazie all’Arma dei Carabinieri e grazie al Comune di Roma. Nell’anniversario della sua morte ci riuniamo in preghiera. C’è stata una messa di suffragio nel paese natio, Somma Vesuviana e ci sarà una messa di suffragio a Roma. In tanti hanno partecipato e parteciperanno pregando“.

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