Nei giorni scorsi è stata emessa la sentenza di primo grado del processo sulla morte di Mario Cerciello Rega, il vicebrigadiere ucciso a coltellate il 26 luglio 2019 a Roma. Rosa Maria Esilio, la vedova – i due erano sposati da appena 43 giorni – ha destinato un lungo sfogo dopo la decisione dei giudici della Corte di Assise di Roma che hanno condannato all’ergastolo i due giovani americani Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth. “Con la sentenza di primo grado emessa dalla Corte di Assise di Roma dopo un lungo e doloroso processo di 43 udienze, oltre alla irrogazione della più grave delle condanne, quella dell’ergastolo, è stata riconosciuta l’assoluta correttezza dell’operato di Mario nel tentativo di assicurare alla giustizia i responsabili di una estorsione che ha avuto il suo epilogo nel suo efferato assassinio”: queste le parole della vedova Cerciello Rega, riportate dall’Huffpost.



Rosa Maria Esilio ha ricordato quello che ha dovuto passare in questi quasi due anni di battaglia giudiziaria in cui ha sempre voluto dimostrare la totale limpidezza del marito. Nel corso del lungo processo, ha proseguito la vedova, “ho dovuto assistere a biechi tentativi di ribaltare le responsabilità stravolgendo i fatti, facendo illazioni e fantasiose ipotesi, cercando di rappresentare una verità non coincidente con quella reale, infangando e denigrando senza vergogna a più riprese la memoria di Mario, tentando di ridurlo e svilirlo nonostante la sua morte ed il suo corpo martoriato parlassero senza lasciar dubbio alcuno”.



ROSA MARIA ESILIO, LO SFOGO DELLA VEDOVA CERCIELLO

Con la sentenza di condanna, Mario Cerciello Rega ha riavuto dignità poichè la verità è emersa, come ribadito anche dalla moglie, oggi vedova, Rosa Maria Esilio. Tutto ciò è stato possibile grazie al lavoro dei giudici, della procura, degli avvocati e delle forze dell’ordine di cui la stessa vittima faceva parte. E’ proprio grazie a loro, ha sottolineato la moglie della vittima – scrive Adnkronos – “che con professionalità, correttezza e scrupolosità, senza farsi trasportare dall’emotività del momento, essendo anche quest’ultimi vittime dell’efferato delitto, è emersa la verità dei fatti e l’irreprensibile condotta di mio marito caduto nell’adempimento del dovere”. Un pensiero ancora una volta al marito ucciso: “è stato un valoroso Carabiniere, ha indossato con onore la divisa svolgendo con coraggio ed abnegazione il suo dovere fino al sacrificio della propria vita. Questo tentativo di travisare i fatti ha provocato in me un dolore straziante e insopportabile, poiché emblematico della nullità dei valori etici e religiosi dei suoi autori, viceversa fondanti della nostra vita”.



Infine, in merito alla condanna inflitta ai due americani, ha concluso la donna, ha spiegato come certamente non contribuirà a riportare in vita il suo amato: “non vedo né vincitori né vinti, ma solo il sacrificio di un uomo, di un Carabiniere, di un marito, un figlio, un fratello, un amico, e nel contempo provo compassione e pietà per gli assassini il cui perdono non devono chiederlo a me, ma direttamente a Mario e alla propria coscienza. Da qui il dovere della memoria di Mario di cui sarò attenta custode, affinché egli non muoia mai nelle nostre menti”.