Rosa Tripodi, madre di Antonella Multari, a Storie di Sera su Rai 1 per raccontare la storia della figlia uccisa nel 2007 da Luca Delfino e l’incubo dopo la scarcerazione dell’assassino. Ha finito di scontare la pena nel 2023 (era stato condannato a 16 anni e 8 mesi di carcere per l’omicidio) ed è stato destinato a una Rems per altri 6 ma, di fatto, è libero di uscire e Rosa Tripodi teme che possa colpire ancora.
La donna ha paura per la propria incolumità e aveva lanciato un appello alle istituzioni per sottolineare il rischio che Delfino uccida nuovamente. Oggi continua la sua battaglia e non nasconde il suo rammarico per quanto deciso dalla giustizia: “Servono pene severe, persone così meritano l’ergastolo e va buttata la chiave“.
Rosa Tripodi, l’incubo senza fine l’omicidio della figlia Antonella Multari
Antonella Multari fu uccisa con oltre 40 coltellate a Sanremo nel 2007, colpita a morte per strada dall’ex Luca Delfino il 10 agosto di 17 anni fa. La famiglia della 32enne vive un incubo senza fine: nel 2023, lui ha lasciato il carcere per stare in una Residenza per l’esecuzione di misure di sicurezza, la cosiddetta Rems.
“Farà ancora del male, non fatelo uscire – aveva dichiarato la madre della vittima, Rosa Tripodi, ai microfoni dei cronisti –. Ha promesso che me la farà pagare“. La mamma di Antonella Multari sostiene che Luca Delfino sia pericoloso non solo per lei, ma per tante altre donne.
Antonella Multari uccisa a 32 anni, la madre Rosa Tripodi: “Nessuno sconto di pena, quale buona condotta?”
Il pensiero di Rosa Tripodi è uno e lo ha ribadito in diverse trasmissioni televisive: “Questi soggetti meritano l’ergastolo, nessuno sconto di pena, quale buona condotta? Bisogna che le leggi cambino e diano pene severe a questi assassini. Alcuni li chiamano ‘detenuti modello’, ma come si può dare questi aggettivi?“.
Dall’omicidio della figlia 32enne Antonella Multari sono trascorsi 17 anni, ma il dolore della famiglia è immutato: “Impossibile che passi, più va avanti il tempo e più si sente la mancanza. Dico a tutte le famiglie di vittime di fatti del genere di farsi forza, di lottare per avere un po’ più di giustizia di quella data a mia figlia“.