Nelle ultime ore si sono accesi i riflettori su Rosalynne Montoya, modella americana e attivista trans, che ha raccontato di come uno scanner aeroportuale non abbia riconosciuto la sua identità sessuale, sottoponendola così a numerosi controlli e perquisizioni da parte della polizia. La protagonista ha esternato la sua disavventura attraverso i suoi canali social, ed in particolare TikTok, dove vanta ben 481mila follower. Attraverso un video ha spiegato che lo scorso 20 marzo, mentre stava per passare attraverso un bodyscanner per un normale controllo, sia “scattata l’allarme”.



Nell’aeroporto in questione vi erano due scanner, uno per gli uomini e uno per le donne, e la Montoya aveva deciso giustamente di passare sotto quello femminile in quanto, come spiegato dalla stessa, il suo aspetto è decisamente “rosa”, così come i suoi documenti di identità che attestano che sia una donna. Peccato però che la modella latinoamericane non si sia ancora sottoposta all’operazione per la rimozione del pene, ed evidentemente lo scanner deve aver rilevato l’organo sessuale maschile segnalando quindi l’errore.



ROSALYNNE MONTOYA FERMATA IN AEROPORTO: IL VIDEO FA IL GIRO DEL WEB

La ragazza è stata quindi avvicinata dagli addetti alla sicurezza, e la stessa ha cercato di spiegare che fosse una trans, accusando poi gli stessi scanner di non essere programmati per riconoscere le persone come lei. Peccato però che le guardie dell’aeroporto non abbiano voluto sentire storie, e di conseguenza hanno costretto la stessa Montoya a subire una perquisizione: “Mi hanno chiesto – il racconto della modella nel video pubblicato su TikTok – se volessi farmi perquisire da un uomo, ma ho risposto: ‘Assolutamente no'”. Il video denuncia ha fatto il giro del web ottenendo ben 22 milioni di visualizzazioni ricevendo la solidarietà di numerose associazioni pro-Lgbt che hanno denunciato la “transfobia” dei programmatori degli scanner aeroportuali Usa. In seguito la stessa Montoya ha poi pubblicato un altro video in cui è tornata a parlare della sua disavventura, spiegando come il pregiudizio nei confronti dei trans sia radicato “in ogni sistema di potere della nostra nazione”.

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