Era il 1971 quando a Canzonissima apparve per la prima volta Rosanna Fratello, con “Sono una donna, non sono una santa”. Una canzone audace cantata da una ragazza splendida, nata a San Severo, in provincia di Foggia, e diventata famosa già due anni prima, a 1969 in un Sanremo che la proiettò nei grandi palcoscenici. A La Verità, la cantante racconta la sua vita partendo dalla famiglia d’origine: “Mamma, Gemma, morta a 95 anni, e papà, e Felice, morto a 90, due genitori straordinari, avevano vigne e uliveti giù in Puglia, mio papà doveva andare addirittura in Brasile, ma per una specie di bronchite non l’hanno fatto partire e io dico per fortuna, ringrazio il Signore, il mio Paese è l’Italia. Cinque figli, 2 maschi e 3 femmine, Francesco è l’ultimo, Giovanni si è accorto della mia vena canora”.



Nata in Puglia, a tre anni Rosanna si trasferisce in Lombardia: “I miei vendettero vigne e oliveti per trasferirsi al nord. Mio padre andava a lavorare, facevano i serramenti in alluminio con mio fratello, poi si misero in proprio. Decisero di costruire, con mia madre, la casa dove abitare, con più appartamenti. Mia madre aiutava i muratori e portava i secchi di calce, andava a far la spesa in bicicletta, ci cuciva i vestiti…”.



Rosanna Fratello: “Moro scrisse una lettera alla moglie…”

Rosanna Fratello non si è mai vista nei panni di qualcos’altro che non fosse la cantante. “Ho sempre immaginato di fare questo lavoro. Mio papà, quando tornava a casa, cantava le canzoni napoletane ed era intonatissimo”. Le sue prime volte, come racconta a La Verità, il palco lo ha affrontato con convinzione nonostante la sua timidezza: “Partecipai al concorso “La reginetta della canzone”, la finalissima fu a Piacenza, presentava Pippo Baudo e c’erano le case discografiche. Eravamo tutte donne e su centinaia ho vinto il concorso. Venni scritturata dall’Ariston, la mia casa discografica, la mia carriera iniziò lì, poi Un disco per l’estate, il Cantagiro”.



Tanti uomini persero la testa per la bellissima Rosanna, tra cui si dice che anche Aldo Moro: “Io ho conosciuto l’uomo politico attraverso, come una volta si usava fare, gli spettacoli dopo i comizi, si andava a cena, un paio di volte sono stata seduta vicino a questo grande statista a cena. Ho cenato a casa di Berlusconi, conosciuto Craxi, conoscere un politico non significa essere sua la amante. Moro mi disse che gli piaceva il mio timbro di voce, che arrivava al cuore e all’anima. (…) Mi è stato riferito che ci sarebbe, agli atti, una lettera scritta alla moglie durante la prigionia, in cui le chiede scusa per un pensiero, un minimo di debolezza avuto nei confronti di una giovane donna. Io, questa lettera, non sono mai andata a leggerla, ma sembra quasi che se gli piacevano la mia voce e le mie canzoni sia una colpa. Moro bisogna solo rispettarlo”.