Rosaria Costa ha usato parole dure quando alcuni mesi fa il fratello Pino Costa è stato arrestato perchè coinvolto in un’operazione della DIA. “Adesso inginocchiati tu, Pino, mio Caino, fratello traditore. Inginocchiati davanti a Dio e agli uomini. Chiedi perdono”, ha detto Rosaria a Il Corriere della Sera, “e pentiti raccontando tutto quello che hai visto e sentito tra i mafiosi. Svela i nomi e gli sporchi affari di chi ti sei ritrovato vicino, stando ad accuse che sono palate di fango sulle nostre vite”. Il fratello è finito in carcere per via del suo coinvolgimento con i boss di Vergine Maria e dell’Arenella, le borgate che entrambi frequentavano da bambini. Un evento drammatico che aggiunge un altro peso sulle spalle di Rosaria, che non vedeva il fratello da tempo. Nemmeno tutte le volte che è andata a Palermo per assistere la madre novantenne. “Come avrei potuto capire e sapere tutto questo? Ignoro se sia vero. Per me Pino resta quel fratello che ho visto crescere con mille problemi. L’adolescenza di un bullizzato. Lo chiamavano ‘Pino il checcho’. Per la balbuzie“, ha aggiunto, “Sempre isolato. A un tratto, a tredici anni, non è più andato a scuola. E ha cominciato a cercare un lavoro, a fare il manovale, il muratore“. Rosaria però non si capacita come mai proprio il suo Pino sia finito nella stessa trappola che ha tolto la vita al marito Vito Schifani. “I mafiosi sono dei mostri che reclutano questi elementi”, sottolinea, “Soprattutto i deboli. Per farli sentire forti. Sfruttandoli. Ominicchi. Ma non può essere un’attenuante per Pino che così ha rovinato la sua e la mia vita”.



ROSARIA COSTA, VEDOVA VITO SCHIFANI: “MI HANNO VOLUTO COLPIRE PER QUELLE PAROLE DETTE”

Rosaria Costa ha raccolto subito il testimone lasciatole dal marito Vito Schifani, uno degli agenti della scorta di Giovanni Falcone morto nella strage di Capaci con il magistrato. Le parole pronunciate durante i funerali riecheggiano ancora oggi: “A nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato – lo Stato… – chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso. Rivolgendomi agli uomini della mafia, perché ci sono qua dentro (e non), ma certamente non cristiani, sappiate che anche per voi c’è possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, però, se avete il coraggio di cambiare. Loro non vogliono cambiare”. L’invito di Rosaria era di tornare ad essere cristiani, di cambiare vita e iniziare a operare al fianco della pace, della speranza e della giustizia. “Non c’è amore, non c’è amore“, ha ripetuto alla fine, “non c’è amore per niente“. Rosaria non ha negato il perdono, ma ha chiesto un gesto. Significativo, eclatante, che però non è mai arrivato. Le sue parole, oggi più che mai, non sono bastate ad evitare che il fratello Giuseppe Costa finisse nella trappola mafiosa. “Mi hanno voluto colpire per quelle parole che ho detto”, ha affermato di recente a Il Corriere della Sera, “la mafia non mi fermerà, continuerò il mio impegno”.

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