«Per comprendere la santità di questo giovane magistrato», ha introdotto nell’omelia per la beatificazione di Rosario Livatino il Cardinal Semeraro, «occorre esaminarla da punti di vista distinti, ma convergenti. Anzitutto quello che l’esortazione Gaudete et exsultate di Francesco, indica come santità “della porta accanto” (n.7). Il processo per la beatificazione di Livatino nacque super virtutibus. Successivamente, però, sulla base di ulteriori testimonianze emerse la tipologia di martirio».



Il punto qualificante per il giudice oggi Beato ufficialmente è stata la piena coerenza tra fede cristiana e vita, come spiega ancora nella Cattedrale di Agrigento durante la Santa Messa di Beatificazione: «In una sua conferenza (del 1984, ndr), parlando dell’indipendenza del giudice, egli disse che non è solo “nella propria coscienza, nella propria incessante libertà morale, nella fedeltà ai principi, nella sua conoscenza tecnica, nella sua esperienza, nella chiarezza e linearità delle sue decisioni, ma anche nella sua moralità, nella trasparenza della sua condotta anche fuori delle mura del suo ufficio, nella normalità delle sue relazioni e delle sue manifestazioni nella vita sociale …”». Livatino rivendicava l’unità fondamentale della persona in ogni sfera della vita, tanto personale quanto sociale e politica: «Questa unità Livatino la visse in quanto cristiano, al punto da convincere i suoi avversari che l’unica possibilità che avevano per uccidere il giudice era quella di uccidere il cristiano. Per questo la Chiesa oggi lo onora come martire», ha aggiunto il Cardinal Prefetto della Congregazione dei Santi. La parola centrale è “credibilità”, quelle che per Livatino deve avere ogni giudice e ogni persona servitore dello Stato: «La credibilità è la condizione posta da Gesù per essere suoi amici. – conclude Semeraro – È questa la credibilità che san Pietro riconosce come virtù gradita a Dio, il quale, come abbiamo ascoltato, accoglie chi lo teme e pratica la giustizia».



LA RELIQUIA DEL GIUDICE BEATO

È cominciata la Santa Messa nel Duomo di Cattedrale di Agrigento per celebrare la beatificazione di Rosario Livatino: «ci sentiamo avvolti dalla Misericordia di Dio che tutti ci unisce col suo Santo Spirito», ha esordito il Cardinale Semeraro, Prefetto della congregazione delle cause dei Santi, davanti a circa 200 fedeli ammessi nella Cattedrale (tra cui diversi protagonisti della lotta alla Mafia in Sicilia, da Piero Grasso al Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho).

Durante la celebrazione, verrà presentata la camicia azzurra forata dai proiettili e intrisa di sangue del compianto Beato Rosario Livatino: la indossava in quella corsa a perdifiato già dalla scappato del viadotto Galena, tentando di sfuggire all’esecuzione della Stidda. Non aveva una scorta perché non voleva che alcun altro dovesse morire a causa sua. La reliquia verrà venerata dal cardinale Semeraro, mentre il coro diocesano canterà l’inno “Sub Tutela Dei”, composto per la beatificazione: il gesto avverrà subito dopo la lettura della lettera apostolica con la quale Papa Francesco ha iscritto Rosario Livatino nell’albo dei beati, e l’indicazione della data della sua memoria liturgica.



SANTA MESSA IN DIRETTA PER ROSARIO LIVATINO BEATO AD AGRIGENTO

Il Servo di Dio Rosario Livatino – il “giudice ragazzino” ucciso dalla Mafia di Agrigento il 21 settembre 1990 – oggi verrà proclamato beato dalla Chiesa Cattolica: oggi domenica 9 maggio alle ore 10 presso la Cattedrale di Agrigento (in diretta video streaming e tv su Rai 1) il cardinale Marcello Semeraro (prefetto della Congregazione delle cause dei santi) presiede la celebrazione di beatificazione ufficialmente riconosciuta da Papa Francesco lo scorso 22 dicembre. Con la promulgazione del decreto Pontificio veniva riconosciuto il martirio «in odio alla fede» di Rosario Livatino, ucciso barbaramente dalle cosche agrigentine due anni prima della medesima sorte capitata ai giudici Falcone e Borsellino.

Il 9 maggio non è una data “casuale”, ricorre infatti l’anniversario della famosa visita di San Giovanni Paolo II proprio ad Agrigento con la divenuta celebre invettiva contro la Mafia: «Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. Nel nome di Cristo, mi rivolgo ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!». Poche ore prima quel discorso che ha segnato la storia recente della Chiesa di Dio, Papa Wojtyla aveva incontrato e pregato assieme ai genitori Livatino per rendere già allora, due anni dopo l’attentato, un primo segno del martirio che il “giudice ragazzino” (morto poco più che quarantenne) fu costretto a subire. A dare mandato per l’esecuzione di Livatino furono i gruppi mafiosi di Palma di Montechiaro e Canicattì, si legge ancora nel documento promulgato da Papa Francesco, il penultimo prima del possibile iter di canonizzazione.

DIRETTA VIDEO STREAMING BEATIFICAZIONE ROSARIO LIVATINO

«Rosario Livatino diviene beato per la sua nota dirittura morale per quanto riguarda l’esercizio della giustizia, radicata nella fede»: vero cristiano e vero cittadino, attaccato e schernito dai “boss” provinciali di Cosa Nostra per essere assiduo frequentatore della Chiesa. «Dai persecutori era ritenuto inavvicinabile, irriducibile a tentativi di corruzione proprio a motivo del suo essere cattolico praticante»: escludere e rifiutare la corruzione, elemento che ha aggiunto peso e importanza alla causa di beatificazione giunta finalmente a termine. Ricordando ancora le parole usate da Papa Giovanni Paolo II durante la sua visita ad Agrigento, «il giudice ragazzino è uno dei martiri della giustizia e indirettamente della fede».

Giovedì scorso alla presenza del Presidente Sergio Mattarella, della Ministra della Giustizia Marta Cartabia e del Presidente della CEI Card. Gualtieri Bassetti è stato presentato il docufilm realizzato da Tv2000 dedicato alla storia di Livatino dal titolo “Picciotti, che cosa vi ho fatto?” (le ultime parole dette dal giudice prima della brutale esecuzione). «Con la mafia non si convive! Fra la mafia e il Vangelo non può esserci alcuna convivenza o tantomeno connivenza. Non può esserci alcun contatto né alcun deprecabile inchino», ha spiegato il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, sottolineando poi «Una beatificazione che avviene in una ricorrenza di grande significato: il 9 maggio del 1993 papa Giovanni Paolo II nella messa celebrata nella Valle dei Templi lanciò un durissimo monito contro la mafia colpevole di “calpestare il diritto santissimo di Dio” e di “uccidere” vite innocenti. Ancora oggi sento vibrare nel mio cuore quel grido rivolto ai mafiosi con cui concluse la sua omelia: “Convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!». Bassetti ha poi concluso il suo intervento ribadendo come la malavita sia inequivocabilmente “fonte di morte”: «morte della società, morte del territorio, morte dell’anima delle persone. Le organizzazioni criminali per realizzare i loro progetti creano un clima di paura che sfrutta la miseria e la disoccupazione, la disperazione sociale e l’assenza della certezza del diritto. Proprio per questo è assolutamente necessaria la presenza dello Stato. Una presenza forte, autorevole e soprattutto educativa. Come quella di Rosario Livatino». La celebrazione sarà trasmessa in diretta su Rai 1 e Tv2000, con possibilità anche della diretta video streaming fornita dai medesimi canali su RaiPlay e sul portale di Tv2000.

DIRETTA VIDEO STREAMING RAIPLAY BEATIFICAZIONE ROSARIO LIVATINO