Il rosario in tasca, Matteo Salvini lo tira fuori e lo mostra una signora, Angela Ciccante, dipendente della Asl di Torino. I due si sono incontrati durante una delle tante apparizioni pubbliche del leader del Carroccio a Milano. Lo aveva fermato per annunciargli che pregavano per lui e che il giorno in cui sarebbe dovuto apparire in tribunale a Torino dove è processato con l’accusa di vilipendio, loro, fedeli seguaci, si sarebbero radunati davanti all’edificio a recitare il rosario. E così hanno fatto oggi, solo che Salvini non si presentato in tribunale, in giro per l’Italia a fare comizi elettorali come sempre. “Gli ho raccontato della nostra iniziativa, lui mi ha mostrato il rosario che aveva in tasca, è la prova che non lo usa solo in tav, ma lo tiene sempre con se perché ci crede – dice la signora Ciccante a un giornalista di Repubblica – È l’unico politico che può risolvere i problemi dell’Italia. Gli ideali della sinistra sono solo manipolazioni dialettiche orchestrate da poteri forti, in Italia ci sono discriminazioni nei confronti dei cristiani, perché si tutela più l’Islam della nostra religione”.



“SALVINI NON C’E’? LA PREGHIERA SUPERA LE DISTANZE”

Sono un gruppo vero e proprio con anche una pagina ufficiale su Facebook, gli oranti per Salvini, si chiamano “I cinque sassi, lo scudo della croce e l’arma del rosario”, tutti riferimenti bellici, scudo e arma. Dicono di essere la risposta al movimento delle sardine. “L’unico pesce che ci interessa è il simbolo dei primi cristiani” dice Angela Ciconte mostrando l’immagine del pesce, ichthýs in greco antico, usato dai cristiani delle origini come acronimo per indicare Gesù Cristo. Non sono delusi dell’assenza del loro leader: “Ci avevano detto che Salvini doveva restare in parlamento per fare il suo dovere, se è altrove a noi non interessa, la preghiera supera i chilometri e noi siamo vicini a lui qualsiasi cosa stia facendo. Non siamo qui per farci vedere con lui, ma sostenerlo Salvini ci ha detto di andare avanti”. Prima hanno recitato i misteri dolorosi, poi la preghiera per l’Italia istituita da San Giovanni Paolo II nel 1994: “Prima di essere qui abbiamo chiesto il permesso a Salvini, non ci saremmo mai permessi di essere qui senza il suo consenso”.



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