C’è Rosarno al centro del primo capitolo della nuova serie di Che ci faccio qui, il programma di Domenico Iannacone in onda su Rai Tre a partire da stasera, domenica 10 maggio, alle ore 20:35. E’ questa la piana dove migliaia di braccianti vivono in accampamenti di fortuna senza luce né acqua. Proprio in questi giorni la questione è venuta a galla dopo la proposta del ministro per l’Agricoltura, Teresa Bellanova, che ha chiesto la regolarizzazione dei migranti per consentire che questi fossero sottratti al caporalato e potessero lavorare nei campi per evitare che gli agricoltori perdano il raccolto in assenza di forza-lavoro. Un tema che si lega di fatto anche ad una problematica di salute pubblica, visto che gli irregolari non hanno accesso alle cure del medico di famiglia, figura fondamentale per individuare (e isolare) eventuali casi di coronavirus (aspetto non banale viste le condizioni di prossimità e scarsa igiene che caratterizzano le baraccopoli). Domenico Iannacone ricostruisce nel suo viaggio gli ultimi tratti di un’umanità che non sarebbe più stata la stessa.
ROSARNO, VIAGGIO TRA LE BARACCOPOLI DEI MIGRANTI AL TEMPO DEL CORONAVIRUS
Domenico Iannacone ricostruisce dunque nel suo viaggio gli ultimi tratti di un’umanità che non sarebbe più stata la stessa. Come si può leggere nelle anticipazioni di “Che ci faccio qui” fornite dall’Ufficio Stampa Rai, la condizione della piana di Rosarno è quella di una terra che è diventata “l’epicentro dello sfruttamento di esseri umani. In quelle stesse terre dilaga la povertà per moltissimi italiani, anche loro abbandonati a sé stessi e privati di ogni forma di sussistenza”. Domenico Iannacone porta le telecamere del programma ladovve le condizioni di vita sono estreme: persone, è bene sottolinearlo, che hanno sempre vissuto ai margini dell’umanità. Ad accompagnarlo nel suo viaggio tra le baraccopoli ci sarà Bartolo Mercuri, un negoziante di mobili che ogni santo giorno, da oltre 20 anni, dedica la propria vita alle persone più fragili del suo territorio, agli ultimi, gli invisibili della società, ma che tali per lui non sono.