ROSELLINA INDRIERI E BARBARA DE MARCO, LA STRAGE DI SAN LORENZO DEL VALLO

Lo scenario di guerra ricostruito da “Cose Nostre” oggi, lunedì 30 settembre 2024, alle ore 23:35 su Rai 1 comprende il duplice omicidio di Rosellina Indrieri e Barbara De Marco, mamma e figlia uccise per vendetta. San Lorenzo del Vallo (Cosenza) era un paese tranquillo fino a quando il 16 febbraio 2011 si è consumata la prima di due stragi.



Le due donne, intente a guardare il Festival di Sanremo, in realtà non erano l’obiettivo, perché nel mirino era finito il capofamiglia Gaetano De Marco, rimasto illeso insieme al figlio Silas che si finse morto, mentre lui rimase nascosto nella stanza dove stava dormendo.

Il piano vendicativo nasceva da un altro delitto, l’omicidio di Domenico Presta: il figlio del boss Franco, all’epoca dei fatti latitante, era stato ucciso da Aldo De Marco, fratello di Gaetano. Quel paesino, seppur noto al malaffare, non era fino ad allora salito agli onori della cronaca per vicende così cruente, ma mostra una rete criminale nascosta a cui De Marco non sfuggì, visto che venne ucciso due mesi dopo mentre era in auto.



IL GIALLO DEL TERZO KILLER “FANTASMA”

Per il duplice omicidio di Rosellina Indrieri e della figlia Barbara De Marco sono stati condannati all’ergastolo in via definitiva Domenico Scarola e Francesco Salvatore Scorza, amici di Domenico Presta ed entrambi legati alla cosca collegata ai Lanzino di Cosenza. Il testimone chiave del processo che si è concluso nel 2017 con la sentenza della Cassazione è stato proprio Silas De Marco, che si convinse a collaborare con gli inquirenti dopo l’arresto di Franco Presta.

La vicenda però non è mai stata considerata chiusa definitivamente perché, come aveva evidenziato la Gazzetta del Sud, in realtà il commando potrebbe essere stato composto da più di due persone. Infatti, i due erano considerati gli assassini in concorso non solo tra loro, ma anche con persone rimaste ignote, quindi sarebbero stati coinvolte altre persone che però non sono state mai individuate. La traccia di questi killer “fantasma” c’era sulla scena del crimine, perché fu certificato l’uso di diverse armi, quindi sul luogo della strage doveva esserci almeno una terza persona.