Pochi sanno, o ricordano, che il diciannovenne Gioacchino Rossini finì in galera per alcune ore in quel di Bologna per “oltraggio al pudore”. Che aveva fatto? Schiamazzi in uno dei bordelli di via delle Oche (a pochi passi da dove oggi c’è il Teatro Comunale) di cui pare fosse assiduo avventore? Non proprio. Aveva composto la partitura del dramma giocoso per musica di Gaetano Gaspari L’Equivoco Stravagante che andato in scena il 26 ottobre 1811 al Teatro del Corso aveva causato tante reazioni dalla curia e dai benpensanti che dopo tre rappresentazioni venne vietato dalla Commissione di censura.
Il libretto è pieno di doppi sensi a sfondo erotico-sessuale, ma soprattutto la trama è imperniata su una ragazza che, per evitare le nozze arrangiate contro il suo volere, e convolare invece con il bel giovane squattrinato, si fa passare per un cantante “castrato” – allora si usavano ancora – e ne succedono di tutti i colori, anche arruolamento forzato nell’esercito, sino allo snodo finale. Le battute che allora fecero scandalo, oggi sarebbero adatte a una rappresentazione di liceali in un istituto di monache.
Questo lavoro aveva già solcato i palcoscenici del Rossini Opera Festival (Rof) nel 2002 e nel 2008, ma aveva lasciato poche tracce, principalmente a ragione di poco felici regie. La nuova produzione è stata affidata a Moshe Leiser e Patrice Caurier, “storici registi” di Cecilia Bartoli di cui abbiamo, tra l’altro, recensito il loro lavoro per Giulio Cesare in Egitto di Handel e di Norma di Bellini nelle produzioni presentate a Salisburgo. I due registi hanno chiesto a cantanti e maestranze di iniziare la prove il 25 giugno (per una prima calendarizzata al 12 agosto) e ne è uscito un gioiello di arguzia e divertimento, grazie al contributo di tutti.
L’idea di fondo è di non presentare una farsa un po’ scurrile, ma un lavoro teatrale e musicale che oggi verrebbe chiamato “una commedia per adulti”. È da augurarsi che venga ripreso da altri teatri italiani e stranieri che se ne faccia un DVD di alta qualità che venga programmato dai maggiori canali televisivi dedicati alla musica (quali Sky Classica, Arte, Mezzo), poiché mostra come il combinato disposto Gasbarri-Rossini precede di decenni la commedia borghese leggera, e allusiva. Ed è davvero divertente.
L’azione, ambientata nella magione bolognese di un contadino arricchito all’inizio dell’Ottocento, è veloce, la scena e i costumi splendidi, la recitazione perfetta, le gag spassose. Ovviamente molti dei riferimenti impliciti nel libretto diventato espliciti, i cantanti-attori hanno il fisico richiesto. Il testo non viene toccato, ma esaltato per rendere divertente anche ciò che rischierebbe di essere barboso. Ci sono interessanti aspetti musicali; ad esempio, il “finale primo” pare un abbozzo di quello che cinque anni più tardi, sarebbe stato quello de Il Barbiere di Siviglia e alcuni passi paiono anticipare La Cenerentola. Per interessanti che siano questi elementi filologici, l’aspetto più importante è che a una commedia in musica di oltre due secoli fa, per circa due ore e mezza il pubblico ride, applaude e se la spassa. C’erano molti giovani nella grande arena e visibilmente si divertivano; è un buon augurio sia per il repertorio rossiniano meno conosciuto, sia, soprattutto, per il futuro del teatro d’opera in generale.
È evidente che pure gli artisti si divertono. Carlo Rizzi concerta con brio l’orchestra sinfonica della Rai. La protagonista Teresa Jervolino, con la sua voce brunita e la sua agilità, sprizza eros e buon umore. Il suo amoroso, Pavel Kolgatin, ha un buon registro e recita con disinvoltura. I due anziani “barbosi” anche se ricchi, Paolo Bordogna e Davide Luciano, sono vecchie conoscenze del Rof e del repertorio rossiniano. Di livello, le due “spalle”, Claudia Muschio e Manuel Amati, nei ruoli dei due servitori che ordiscono l’intrigo.