In guerra non ci sono vincitori, ma una tragedia enorme da cui imparare delle lezioni, come quella a rispettare i trattati. Lo ha messo in evidenza Rosy Bindi oggi a Tagadà parlando del conflitto in Ucraina. «Al 71esimo giorno di guerra ciò che manca è la volontà di sedersi intorno a un tavolo e si continua di parlare di sanzioni e armi, senza vedere lavoro nella diplomazia. Non si vede la volontà di chiudere questa guerra», ha spiegato l’ex ministro e già presidente della Commissione parlamentare antimafia. A questo punto ha lanciato l’avvertimento: «I negoziati vanno poi accompagnati, quando sono firmati nessuno può permettersi di osservarli. Se non si rispettano i trattati scoppiano le guerre».



A proposito di vincitori e sconfitti, quindi alle recenti dichiarazioni sul sostegno all’Ucraina fino alla sua vittoria contro la Russia, Rosy Bindi ha dato un consiglio ai vertici europei: «Non dovrebbero prestarsi a questo gioco». La sua analisi odierna diventa una riflessione autocritica. «Non ho mai avuto simpatie per Putin, al contrario di altri che lo consideravano il più grande leader del mondo, anche nel mio campo politico qualche volta», ha aggiunto infatti in collegamento con il programma di La7.



“SE OBIETTIVO DIVENTA FARE GUERRA A PUTIN…”

Quando le viene fatta una citazione del suo “maestro” Vittorio Bachelet, secondo cui i cattolici non hanno nemici, Rosy Bindi ha colto l’occasione per avvertire: «Se personifichiamo il male, smentiamo le parole che ha appena letto. Io spero che si riesca a bandire questo termine (nemici, ndr). Siamo entrati dentro un vortice assolutamente pericoloso». Quindi, ha fatto una semplificazione per rendere meglio l’idea: «Noi stiamo con gli aggrediti, ma se l’obiettivo della guerra diventa fare la guerra a Putin, e lo si dichiara in maniera esplicita, non si può pensare che stia fermo, soprattutto se lo si considera il male». Quindi, per la politica di sinistra è necessario che «l’Europa resti legata alla realtà dei fatti. Sosteniamo l’Ucraina con le armi e le sanzioni, ma non lo stiamo facendo con la diplomazia». L’Ue deve ricordare che anche noi paghiamo le conseguenze della guerra in Ucraina e deve acquisire un ruolo primario a livello geopolitico. «La nostra cultura europea e in particolare dei Paesi fondatori è storicamente diversa dagli stessi alleati come gli Stati Uniti d’America. Quello che ci ha uniti dopo la Seconda guerra mondiale deve diventare la nostra forza, ma dobbiamo ritrovare una unità più alta che ci aiuti nella complessità della situazione».



“IL CENTROSINISTRA NON LAVORA PER LA PACE”

A proposito di autocritica, Rosy Bindi ha bacchettato il centrosinistra a Tagadà parlando di politica interna. «A me piacerebbe un centrosinistra con cultura di governo che lavora per la pace, ma in questi 71 giorni non l’ho visto. Questo è uno dei motivi di sofferenza in questo momento. Chi chiede l’intervento della diplomazia più che delle armi non lo fa perché è un pacifista senza cultura di governo, ma perché vorrebbe essere rappresentato. Se non lo fa la sinistra, non so chi deve farlo», ha spiegato l’ex ministro. Rosy Bindi vuole dunque un centrosinistra più pacifista. In merito all’iniziativa di Michele Santoro: «Non ci sono andata, anche se mi avevano invitato. Ma mi avevano invitato come politica ad ascoltare, ma io non ho capacità decisionali ora. Dovevano chiamare ad ascoltare i politici che prendono decisioni, quindi al massimo dovevano invitarmi a dire quello che penso».