Rosy Bindi è intervenuta ai microfoni della trasmissione di La 7 “Tagadà”, andata in onda nel pomeriggio di oggi, giovedì 11 novembre 2021. Intervenendo in collegamento audiovisivo, la donna ha analizzato lo scenario attuale in Italia, con particolare riferimento alla situazione della Sinistra: “Costruire l’Ulivo non significa costruire un’ammucchiata. Non possiamo ritrovarci in un’Unione che vada da Calenda a Fratoianni. Costruire un’operazione politica della Sinistra nel nostro Stato in questo momento significa condividere il problema della visione di Paese”.



Bindi ha poi espresso il suo personale desiderio: “Vorrei che il Partito Democratico aprisse una grande fase costituente della Sinistra, nella quale invitasse l’Italia che ha idee precise sul lavoro, sulla sanità pubblica, sulla scuola pubblica, sugli immigrati, sulla lotta alle disuguaglianze. È un’Italia che esiste, che c’è nella quotidianità”.



ROSY BINDI: “DRAGHI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA? MEGLIO CHE ASPETTI ANCORA QUALCHE ANNO”

Nel prosieguo della sua intervista a “Tagadà”, Rosy Bindi ha evidenziato che il presidente della Repubblica è una figura di grande equilibrio tra i poteri dello Stato, “quindi anche la scelta del settennato ha una sua importanza, perché non coincide con i tempi della legislatura. Per quanto riguarda l’idea di Giorgetti di prefigurare una sorta di semipresidenzialismo alla francese, questo non dovrà accadere, perché si dovrà rispettare la Costituzione nel processo decisionale. Una sola volta ho ringraziato Silvio Berlusconi: quando, appunto, ha fatto saltare l’accordo alla modifica della Costituzione in favore di un semipresidenzialismo alla francese”.



Successivamente, Rosy Bindi ha spiegato di volere la pacificazione nazionale, ma “Silvio Berlusconi non aiuterebbe in tal senso. Draghi sarebbe un ottimo presidente della Repubblica, così come è un ottimo presidente del Consiglio. In questo momento a Roma, a Palazzo Chigi, sta facendo un lavoro prezioso per il Paese e lo sarà ancora di più per l’Europa del dopo Angela Merkel. Io ritengo che potrebbe aspettare altri sette anni prima di pensare al Quirinale. Personalmente ho questa idea, dopodiché, non essendo io in Parlamento, so quanto sia complicato quel passaggio e quanto rischi di essere lacerante”.