ROSY BINDI BOCCIA (QUESTO) CONGRESSO PD: “BONACCINI NON È SINISTRA”
Quando subito dopo le Elezioni Politiche con quel risultato flop Rosy Bindi osò parlare di «scioglimento del Pd» non fu presa sul serio dall’area di maggioranza che ancora sosteneva la segreteria di Enrico Letta: in vista del prossimo Congresso con gli schieramenti ormai consolidati (Bonaccini-Nardella; Schlein-Franceschini; De Micheli; Ricci) l’ex Presidente del Partito Democratico ritorna a “martellare” contro le scelte fatte dai Dem in questi anni. Intervistata a “In onda” Rosy Bindi non lascia molte scusanti al “suo” Pd: «La nostra è una fase molto confusa. In Italia c’è bisogno di una sinistra che sia sinistra e che abbia cultura di Governo».
Il Partito Democratico con queste candidature da Bonaccini a Schlein, considera l’ex Ministro della Salute, «rischia di non centrare l’obiettivo: ancora una volta, nonostante i tentativi di fasi costituenti e rinnovamenti…». Bindi rivendica di aver consigliato lo “scioglimento” ma ora «tutti sono alla ricerca di qualcosa che non c’è, tutti sembrano voler cambiare ma nulla rischia di cambiare così». Il problema per Bindi è diventa sempre tutto uno scontro tra candidati e intorno a queste candidature si cercano le identità del partito: ma il problema è l’origine di queste candidature. Ancora più netta, Rosy Bindi attacca il Presidente di Regione Emilia Romagna: «Ci sono limiti in entrambi gli schieramenti profilati: il Pd di Bonaccini faccio fatica che sia un Pd di sinistra, anche perché in tutti questi anni il Partito Democratico non ha fatto i conti con il renzismo e non lo farà con Bonaccini e Nardella che sono stati dei protagonisti di quella stagione. Vengono entrambi dell’area Renzi».
BINDI NE HA ANCHE PER ELLY SCHLEIN: “NON HA CULTURA DI GOVERNO”
Non è per nulla d’accordo il candidato forte alle Primarie Pd, che ha da poco incassato l’ok ad un “ticket” per il Congresso dal sindaco di Firenze Dario Nardella: «io renziano? Mancando argomenti si usano cognomi di altri. Mi sono sempre conquistato tutto faticando sul territorio. Candidandomi e venendo eletto dal 1990 in poi: PCI PDS DS PD. Sempre dal basso: comuni, provincia, regione. E guidato partito a livello comunale, provinciale regionale», scrive Stefano Bonaccini sui social contestando le critiche piovute dalla parte di sinistra del suo stesso partito, «Anzi, io dopo soli sei mesi nel 2014 venni via dalla segreteria nazionale di Renzi (e non sarei più tornato) perché mi candidai (su richiesta di Errani e Bersani) alla guida dell’Emilia-Romagna. Giudica come governo e cosa propongo per il nuovo Pd, in cui sono sempre rimasto». Orlando, Provenzano, Franceschini, anche Veltroni e ora pure Rosy Bindi non considerano dunque Bonaccini il possibile vero futuro della sinistra in Italia.
Per l’ex Presidente dem però neanche la sua sfidante Elly Schlein ha le “stigmate” per potercela fare: «Faccio fatica a pensare che la sinistra di Schlein venga percepito come una sinistra di Governo: tutto questo succede perché si è smarrito e non è ancora chiaro il fondamento e l’identità che dovrebbe essere plurale e inclusivo di questa comunità politica», ha detto ancora Rosy Bindi a “In Onda” su La7. Commentando le possibili “manovre” di avvicinamento tra Pd e Letizia Moratti per un’ipotesi (remota) di ticket regionale in Lombardia con Majorino, Bindi torna drastica: «confermo, se il Pd appoggia la Moratti io straccio la tessera. Il partito non può avere l’ambizione solo di vincere, è lo stesso errore fatto da molti comunisti con Renzi. La Meloni è andata a Palazzo Chigi perché incarna un’identità, noi non ce l’abbiamo ancora… come si fa ad appoggiare la Moratti in Lombardia dopo che ha fatto quella riforma della Sanità che è la sconfitta della sanità pubblica?».