«Siccome so che non accadrà, non sono neanche accompagnata dalla preoccupazione e dai polsi che tremano solo all’idea di dover ricoprire una responsabilità così alta»: le parole di Rosy Bindi sembrano decisamente voler allontanare ad ogni costo l’ipotesi Quirinale e allo stesso tempo far capire, tra le righe, che non le dispiacerebbe affatto come ipotesi.
Intervistata da “La Stampa” l’ex Presidente del Partito Democratico si dice “gratificata” di essere entrata nel (vasto) totonomi in vista dell’elezione al Quirinale dopo Sergio Mattarella, anche se resta convinta (modestia?) di non rappresentare una reale candidatura al Colle rispetto ad altri nomi. «Berlusconi? Non accadrà, credo che anche chi lo sta proponendo sappia che è necessario un profilo del presidente della Repubblica non sovrapponibile alla persona e alla storia di Silvio Berlusconi». Quello che è certo, sentenzia Rosy Bindi, è che «è giunto il tempo di eleggere una donna», calcando così la mano sul tema “quote rosa” che prende sempre più piede a due mesi dalla nomina in Parlamento.
ROSY BINDI: “DRAGHI RESTI PREMIER”
Dopo che solo due giorni fa il “suo” segretario Pd Enrico Letta aveva intimato di non parlare di Quirinale fino almeno all’approvazione della Manovra, Rosy Bindi prosegue le disquisizioni su “La Stampa” in merito a quanto accadrà nelle prossime convulse settimane. Loda la scelta di Mattarella di non valutare la ri-elezione, anche se aggiunge «continui la sua opera, con il suo stile, la sua imparzialità e il suo rispetto della Costituzione». Tranciante invece sulla possibilità che il Premier Mario Draghi possa “cambiare casa” da metà gennaio (passando da Palazzo Chigi al Quirinale): «dovrebbe fare il premier: è in quel ruolo che, dato il disegno istituzionale del nostro paese e dell’Europa, può diventare il nuovo punto di riferimento europeo nel dopo Merkel. Ne ha bisogno l’Italia e ne ha bisogno l’Europa. Sicuramente fino alla prossima scadenza elettorale, dopo chissà». In merito all’ipotesi ‘Draghi Presidente della Repubblica’, Bindi prova a spiegare perché non dovrebbe accadere per nessun motivo, «darebbe vita ad una nuova prassi costituzionale che richiederebbe grande equilibrio. Sarebbe un passaggio inedito e non si deve rischiare di approdare a un semipresidenzialismo di fatto: quando sento dire da Giorgetti che Draghi guiderebbe il convoglio anche da lì, penso che ciò non debba accadere. La Costituzione formale non deve essere alterata dalla Costituzione materiale».