La grande controffensiva potrebbe essere proprio questa: la rottura della diga di Novaya Khakovka e il conseguente allagamento. Russi e ucraini si rimpallano le responsabilità sui gravi danni causati alla struttura, distrutta molto probabilmente da un intervento militare. Difficile dire di chi sono colpe, ma di certo si può stabilire chi vene danneggiato maggiormente da un disastro del genere. Chi sta peggio sono i russi, preoccupati per il rifornimento idrico della Crimea e dal fatto che le acque del Dnepr hanno allagato soprattutto la riva sinistra, quella occupata dai soldati di Mosca. Se si deve pensare a delle responsabilità, insomma, sembra proprio che possano essere degli ucraini.



E allora può farsi largo anche l’ipotesi che la distruzione della diga faccia parte della controffensiva: d’altra parte si tratta di un’azione che sta mettendo in grosse difficoltà i russi. Certo, le conseguenze potrebbero essere gravi per tutti: se la mancanza d’acqua dovesse influire ad esempio sul raffreddamento e quindi sul funzionamento della centrale nucleare di Enerhodar, nella zona di Zaporizhzhia, i pericoli sarebbero soprattutto per la popolazione ucraina, costretta nel frattempo anche a un’imponente evacuazione della zona.



È un fatto che potrebbe cambiare la guerra, spiega Marco Bertolini, già comandante del Coi e della Brigata Folgore in numerosi teatri operativi, tra cui Somalia, Kosovo e Afghanistan: i russi potrebbero essere indotti ad attaccare per controllare interamente il fiume Dnepr. Il teatro dei combattimenti si allargherebbe ad altre aree del Paese.

Generale, si possono individuare le responsabilità relative al disastro della diga?

Non possiamo affidarci alla versione delle due parti in causa, possiamo solo cercare di capire le responsabilità chiedendoci chi si avvantaggia in questa situazione. È una diga rilevante, da cui dipendono molte cose, la più importante delle quali è il rifornimento idrico della Crimea. E la Crimea è una delle ragioni principali di questa guerra. Lì la Russia ha la sua flotta nel Mar Nero ed è da lì che può continuare a essere presente nel Mediterraneo e quindi in Europa. Per Mosca è irrinunciabile. Dalla diga dipende il rifornimento di acqua alla Crimea e questo territorio, tra le altre cose, è abitato da russi.



Quali possono essere le conseguenze per la Crimea?

La Crimea è stata graziosamente donata all’Ucraina da Krushev dopo la guerra, ma questo è successo quando l’Ucraina faceva parte dell’Unione Sovietica. Anche quando l’Ucraina è diventata indipendente, la Russia ha continuato a mantenere le sue basi a Sebastopoli e Sinferopoli. Questa situazione potrebbe avere conseguenze drammatiche per tutto il territorio in termini di approvvigionamento idrico: l’acqua è più essenziale del petrolio, senza non si vive.

C’è da pensare che siano stati gli ucraini?

Certamente la Russia adesso ha un problema enorme. E non vedo come possano risolverlo: dell’acqua hanno bisogno subito. Se la Crimea dovesse rimanere senz’acqua la Russia si troverebbe con le spalle al muro. Che Mosca sia responsabile di una mossa del genere, contro i suoi interessi, mi sembra assurdo. Era stata accusata di un’altra mossa contro i propri interessi, il sabotaggio del Nord Stream 2, poi si è scoperto che non era così, anche se per molto tempo la narrativa corrente era che l’avessero fatto loro chissà per quale motivo.

Quali altri effetti negativi può avere il danneggiamento della diga?

Un’altra grave conseguenza che potrebbe verificarsi riguarda la centrale nucleare di Enerhodar, quella di Zaporizhzhia, che è a monte della diga, però ha bisogno di acqua per le procedure di raffreddamento. E l’acqua la prende nell’area della diga. Probabilmente hanno anche altre possibilità per raffreddare, ma qualche difficoltà in più l’avranno. La centrale potrebbe diventare una sorta di bomba nucleare “passiva”: un problema nucleare in una guerra che ancora non è nucleare.

La distruzione della diga danneggerebbe più i russi anche perché si trovano sulla sponda sinistra del Dnepr, più bassa rispetto all’altra: l’acqua quindi si incanalerebbe più da quella parte. È così?

Sì, c’è anche questo aspetto. La riva sinistra del fiume pare sia più bassa rispetto a quella destra. L’allagamento rende più problematica la presenza delle unità russe sulla riva sinistra del fiume.

Possono essere stati solo gli ucraini?

Tutto è possibile, però guardando ai vantaggi e agli svantaggi chi è con le spalle al muro dal punto di vista strategico sono i russi.

Per causare un danno del genere è bastato un attacco di pochi incursori o si è trattato di un’operazione più complessa?

Ci hanno messo parecchio esplosivo. Non si capisce se è stata bombardata o se è stata fatta saltare, ma si è trattato di un’azione non indifferente, importante.

La diga è nel territorio controllato dai russi, ma sul fiume ce ne sono altre cinque che sarebbero in mano ucraina. Diventano zone sensibili anche quelle?

Di fronte a una situazione così drammatica la Russia potrebbe sentirsi spinta ad assumere il controllo del fiume. Bisognerà riparare la diga per consentire alla Crimea di avere acqua e per fare una cosa del genere bisognerebbe forse avere il controllo anche delle altre dighe. Se queste ultime non rilasciano acqua, il livello dell’acqua a Sud è destinato ad abbassarsi, creando problemi per il rifornimento idrico della Crimea.

I russi potrebbero attaccare per prendere il controllo di tutto il fiume?

Potrebbero sentirsi obbligati a fare una cosa del genere. Finora abbiamo avuto una guerra limitata a una parte del territorio ucraino. Se si dovessero ampliare gli obiettivi cambierebbe tutto.

L’attacco alla diga è legato anche alla controffensiva ucraina?

La controffensiva potrebbe essere questa. Non ci hanno mai detto dove avrebbero attaccato e quali sono gli obiettivi da perseguire. Si sa che tra gli obiettivi dell’Ucraina c’è la Crimea: Zelensky lo ha detto chiaro e tondo.

Ora una buona fetta della popolazione intorno al fiume vive in zone allagate. Ci sono, quindi, effetti negativi anche per gli ucraini?

A Kherson ci sono quartieri che si sono allagati. Lì c’era anche una centrale idroelettrica, ci saranno conseguenze anche per questo. Gli svantaggi più pesanti, tuttavia, sono nell’immediato in Crimea e in prospettiva nella centrale di Enerhodar. E qui il problema sarebbe anche per l’Ucraina: il rischio di un’altra Chernobyl non è cosa di poco conto.

Sul Washington Post a dicembre si era parlato della possibilità che gli ucraini danneggiassero la diga: un disastro annunciato?

Lo Russia lo aveva anche denunciato all’Onu. Questo mi fa pensare che non siano state prese delle contromisure da parte dei russi, anche se è difficile capire cosa avrebbero potuto fare. Una contromisura l’avevano presa, perché avevano occupato questa diga già all’inizio delle operazioni, proprio perché si tratta di una infrastruttura essenziale per il rifornimento idrico della Crimea.

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