Sicuramente tutto filerà liscio e gli iscritti 5 Stelle promuoveranno il “Conte 2”, ma di certo, quell’imprevisto incontro di ieri pomeriggio tra Luigi Di Maio ed Alessandro Di Battista – notoriamente contrapposti sulla valutazione del nascente Governo giallorosso – ha destato un certo allarme nei palazzi romani.
A dimostrarlo l’improvvisato (lo sconcerto era palpabile) intervento del premier incaricato Giuseppe Conte: un vero e proprio appello al popolo grillino affinché appoggi l’accordo giallorosso con un “Sì” deciso nella consultazione indetta per oggi dal Movimento 5 Stelle sulla piattaforma Rousseau.
Forse il presidente del Consiglio ha dei timori?
Forse Conte, appellato da Beppe Grillo come “l’elevato” e ritenuto da molti ormai il vero leader dei grillini, teme l’imboscata?
Forse dietro quell’incontro assai “strano” tra Di Maio e Di Battista si cela qualche sorpresa?
Chissà!
Certo è che la replica di Di Maio a Conte non si è fatta attendere. E se il secondo ha perorato l’appoggio incitando gli iscritti 5 Stelle a non rinunciare al sogno di cambiare l’Italia e votare “Sì”, Di Maio – a stretto giro di posta – ha ribadito, in modo assai freddo ed inusuale per chi sta conducendo una trattativa tanto delicata, l’eguale valore del “Sì” e del “No”. Una sorta di pilatesco lavarsi le mani per una partita a cui l’ex ministro del Lavoro sembra credere sempre meno, lambendo oramai le posizioni avverse di Di Battista, da sempre decisamente contrario all’accordo Pd-M5s.
E se i due opposti si saldassero? E se Rousseau fosse il “de profundis” per il “Conte 2”?
Anche le parole “rubate” dai cronisti al notaio incaricato di certificare i dati della consultazione che a precisa domanda: “non teme gli hacker del no?” ha risposto “ci affidiamo al sistema”, non sono certo molto rassicuranti per Palazzo Chigi.
Del resto se la base grillina facesse saltare il banco e la bocciatura del “Conte 2” andasse in porto per Di Maio sarebbe un micidiale strike.
In un sol colpo annienterebbe le ambizioni politiche del premier Conte assai insidioso per la leadership del Movimento, risusciterebbe e rinsalderebbe l’asse con Di Battista garantendosi la maggioranza dei parlamentari e degli iscritti, riaprirebbe la trattativa – personalmente mai chiusa – con la Lega che aprirebbe a Di Maio la strada per la presidenza del Consiglio e metterebbe al tappeto sia Renzi che Grillo (divenuto una pericolosa mina vagante per la leadership targata Di Maio), veri artefici politici dell’accordo rossogiallo.
E tutto in forza della “volontà dei cittadini”…