A Rovereto, in provincia di Trento, una donna di 61 anni è morta in ospedale dopo essere stata picchiata in un parco sabato sera. La vittima è stata aggredita da uno straniero senza fissa dimora di 40 anni, già noto alle forze dell’ordine. L’uomo, fuggito dopo aver colpito la donna, è stato arrestato poco dopo dai carabinieri. L’allarme è stato dato da alcuni inquilini di un condominio vicino che hanno sentito le urla dalla finestra, e affacciatisi hanno visto l’uomo colpire in faccia la 61enne, che era invece a terra con i pantaloni abbassati.
La vittima si chiama Iris Setti e stava attraversando il parco pubblico Nikolajewka per andare ad assistere la madre quando è stata aggredita. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, l’uomo avrebbe tentato di violentare la donna: quando lei si è ribellata, l’avrebbe colpita ripetutamente fino a ridurla in fin di vita. Quando sono arrivate le forze dell’ordine, l’aggressore si era già dato alla fuga ma i carabinieri lo hanno rintracciato pochi minuti dopo e portato in carcere.
Il cordoglio del sindaco
Come rivela TgCom24, un anno fa l’uomo, un 40enne senza fissa dimora, aveva aggredito passanti e carabinieri, sempre a Rovereto. Qui sabato sera ha tentato di violentare la donna, che dopo essere stata picchiata è morta in ospedale, a soli 61 anni. Il sindaco Francesco Valduga, attonito come tutti i concittadini, ha dichiarato: “Siamo provati per il dolore infinito che una tragedia come questa provoca ma allo stesso tempo vogliamo capire cosa non ha funzionato. Io non voglio accusare nessuno, il dolore della comunità è profondissimo. Ma, allo stesso tempo, abbiamo bisogno di carpire. Di fare domande alle quali devono essere date risposte, cioè che cosa in un sistema non funziona“.
Come spiegato ancora dal primo cittadino in un messaggio diffuso dopo la morte della donna, “L’altra volta l’aggressore era stato immobilizzato in pieno giorno e si era riusciti a contenerne la furia. Quindi non possiamo immaginare che ci si limiti ad esprimere il dolore: c’era stato un precedente che dobbiamo capire se poteva evitarci quanto accaduto. Qui non c’entra il luogo in cui è successo o l’ora, ma lo stato di questa persona, che era conosciuta”.