Rudy Guede torna a parlare dell’omicidio di Meredith Kercher, ma soprattutto ribadisce la sua versione, secondo la quale non ha nulla a che fare nella morte della studentessa britannica. Uscito dal carcere, il 35enne ivoriano ad Atlantide rievoca i suoi ricordi. “Cercava di dirmi qualcosa, ma aveva anche la bocca piena di sangue. Ma io l’unico suono che riuscivo a capire era ‘af, af, af”. Al che però mi prende il panico”. Tra l’altro, quei suoni Rudy Guede li ha scritti sul muro col sangue di Meredith, ma non sa ancora spiegare perché. “Dopo anni neanch’io mi so a spiegare il meccanismo che che può… ognuno di noi reagisce diversamente dinanzi a una situazione che avviene in quel momento, in quell’istante”. Rudy Guede, condannato perché responsabile in concorso dell’omicidio, racconta ad Andrea Purgatori di aver visto due persone andargli incontro dopo che era uscito dal bagno. Parla di un “oggetto maschile che nel vedermi cerca la via di fuga” e di una figura femminile “si allontana e che parla in inglese, dice black man in house”. Quest’ultima è la figura che riesce a riconoscere, “era la voce di Amanda Knox, perché comunque la conoscevo, avevo già parlato altre volte e dunque riconosco la sua voce”.



Invece Raffaele Sollecito non lo aveva conosciuto. Meredith Kercher l’aveva conosciuta in un pub dove trasmettevano una partita di rugby, la finale tra Sudafrica e Inghilterra. Poi si sono visti altre volte, quindi di nuovo ad Halloween. “Era una ragazza carina, simpatica e dunque non posso negare il fatto che questo faceva sì che avevo destava l’interesse”. Riguardo Amanda Knox: “Ci ho scambiato qualche parola, anche durante la serata con i ragazzi marchigiani. Era una serata dove stavamo tutti assieme, i ragazzi, io, la Knox e Meredith”. Dopo un primo tentativo di incontrare Meredith Kercher, andato a vuoto, Rudy Guede decise di raggiungere alcuni amici, ma la sera decise di tornare dalla ragazza. Ed è a questo punto che si entra nella parte più complicata della storia, di fatto nella scena del crimine.



“DOPO AVER VISTO MEREDITH IL MIO CERVELLO IN TILT”

Entrata in casa, Meredith “si lamentava della coinquilina, Amanda” per dei soldi spariti. “Le dissi di verificare che fosse successa la cosa, cercai di calmarla e di parlare con lei”. Poi cominciano a baciarsi. “Abbiamo un approccio, nel gergo giovanile si dice petting. Lei mi chiese se avevo il preservativo, io le risposi che non lo avevo. Siccome lei era una ragazza a modo, fece capire che non si poteva andare oltre e ci fermammo”. Dall’autopsia sono emersi sul corpo di Meredith Kercher segni di un rapporto sessuale, ma per Rudy Guede potrebbe essere pregresso, ribadendo che vi fu solo petting. Riguardo la presenza del suo Dna, spiega che ciò è inevitabile, vista la sua presenza in casa, ma ciò non va confuso con altre tracce. “Il Dna si può estrapolare anche da una saliva”. Ad un certo punto sarebbe andato in bagno perché stava male per del kebab, entrando con le cuffie a tutto volume. “A metà del terzo brano sento un urlo che riesco a percepire nonostante le cuffie”. Così senza preoccuparsi di tirare lo sciacquone, esce dal bagno. A quel punto incrocia le due persone, l’uomo in particolare con un coltello. “Era piccolo, tant’è che dissi che mi sembrava in mano avesse un bisturi, infatti mi lasciò dei tagli”.



Rudy Guede cade per terra, invece questa figura maschile va via. Lui non la insegue, ma si reca nella stanza di Meredith Kercher, che era l’unica illuminata della casa: questa la sua ricostruzione. “Quella che vedo è una scena straziante, incomprensibile. La prima cosa che mi viene in mente è di soccorrerla. Lei piena di sangue, usciva sangue anche dalla bocca. Vado nel bagno vicino alla camera sua, prendo il primo asciugamano che trovo e cerco di tamponare la ferita. Poi ritorno di nuovo nel bagno. Ne prendo un altro e lei dice qualcosa”. Nell’intervista resa ad Atlantide l’ivoriano spiega che la vittima voleva dirle qualcosa, senza però capire cosa. Poi scappa via: “Crollo psicologicamente e mi allontano. Chi non riesce a sopportare una cosa che non ha mai visto in vita sua, a cui non è abituato… Preso dallo shock, mi sono allontanato dall’abitazione”. Il suo rammarico è quello di non aver urlato, attirando l’attenzione, e chiamare un’ambulanza, perché forse Meredith poteva salvarsi o forse non ce l’avrebbe fatta comunque. “Invece mi sono lasciato prendere dallo spavento, da tutta quella scena assurda, e il mio cervello è andato in tilt. Ho pensato ‘Cavolo, qui qui mi danno la colpa’”. Neppure il giorno dopo è riuscito ad andare alla polizia per raccontare tutto. “Io purtroppo ho reagito in quella maniera, ma non perché volessi reagire in quella maniera, perché il mio cervello non ha retto dinanzi a una cosa impensabile per me”.

RUDY GUEDE “RABBIA E TRISTEZZA PER COME È FINITA…”

Rudy Guede ha negato di aver avuto con Amanda Knox un approccio simile a quello avuto con Meredith Kercher, né Amanda avrebbe mostrato un interesse nei suoi confronti. Inoltre, ad Atlantide ha negato che ci sia stato un gioco sessuale finito male. “Il fatto è che non c’è mai stato un gioco sessuale. Il fatto è che non c’è mai stata una violenza sessuale. Dunque io penso che questa ricostruzione sia stata forzata, prima mediatica, dopodiché processuale, tant’è che tuttora in tutti questi anni è un discorso che è andato scemando”. A proposito del fatto che Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono stati definitivamente assolti dall’omicidio di Meredith Kercher: “Sicuramente vedere che dal punto di vista giudiziario le cose siano andate a finire così mette rabbia, amarezza e tristezza. Ma sia per me sia per una famiglia che sta in Inghilterra che attualmente non ha un colpevole per sua figlia”. In merito alla famiglia, ha raccontato di aver mandato due lettere dicendosi dispiaciuto per non aver fatto tutto il possibile per la ragazza, ma di non essere lui il responsabile della morte. Nel suo racconto c’è anche un riferimento al razzismo: “Non sono stato creduto perché su di me ad un certo punto è nato sistematicamente, prima mediaticamente, una denigrazione, una calunnia nei miei confronti, una descrizione della mia persona, della mia immagine, che non era quello che ero io”. Rudy Guede ha ricordato di quando è stato descritto come un ladro e uno spacciatore. “Invece questa immagine è passata”. Quindi, Rudy Guede contesta anche il modo in cui le tv hanno trattato il caso. “Se andiamo a vedere le registrazioni, se andiamo a vedere i programmi talk show che sono andati in onda in questi quindici anni, determinati soggetti non hanno fatto altro che mettere in atto un piano per screditare la mia immagine. Basta tornare indietro, guardarsi tutti i programmi”. Rudy Guede ora fa la vita che forse avrebbe potuto fare prima se non fosse finito in carcere. Lavora presso un centro di studi criminologici a Viterbo e la sera lavora come cameriere in un ristorante. Ma comunque non si è arreso: “Assolutamente no. Io non ho mai accettato questa situazione in cui mi sono trovato e tant’è che ho chiesto la revisione del processo. Mi sono battuto. l’ho chiesta, ma stranamente non è stata concessa. Non so per quale motivazione. Anzi, forse sarebbe stato anche giusto riaprire il processo e vedere la mia posizione”. Lui è stato condannato come concorrente minoritario nell’omicidio avvenuto appunto in concorso. L’unico modo per riaprire il caso è che qualcuno confessi, ma appare impossibile che ciò accada.