«Io non ho ucciso Meredith Kercher». Rudy Guede lo ha detto prima di essere condannato, lo ribadisce ora che ha pagato il suo conto con la giustizia. Eppure è lui l’unico condannato per l’omicidio della studentessa britannica (e violenza sessuale). Era la sera del 1° novembre 2007. Meredith Kercher fu uccisa a Perugia nella casa che condivideva con Amanda Knox. «La sostanza è che è stato trovato il mio dna. Dna, non sperma. Come ho sempre detto, stavamo per avere un rapporto sessuale ma ci siamo fermati perché senza preservativi. Eravamo due adulti consenzienti», racconta al Corriere della Sera, un anno dopo essere uscito dal carcere. Era ovvio, dunque, che ci fossero tracce sul luogo del delitto, infatti Rudy Guede afferma di non aver mai negato la sua presenza. Ma fa notare cosa è scritto nelle sentenze: ha commesso l’omicidio «in concorso con Amanda Knox e Raffaele Sollecito, e nessuno dei giudici mi ritiene autore materiale del delitto. Poi loro due vengono assolti».
Ma Rudy Guede ha continuato a pagare la sua pena per il concorso in omicidio. «Allora io chiedo: con chi ho concorso? Hanno respinto la revisione del mio processo ma è un controsenso logico». Se non è autore materiale del crimine, ma lo ha commesso con due persone specifiche, che però poi escono di scena, allora com’è possibile – chiede – che in carcere ci sia finito solo lui? «Quindi il carcere lo sconta una persona che non si capisce di cosa sia colpevole e con chi. Un condannato impossibile. O forse il condannato ideale: il negretto senza famiglia, senza spalle coperte, senza un soldo».
RUDY GUEDE “SONO SCAPPATO COME UN VIGLIACCO…”
Nell’intervista, però, si ricorda a Rudy Guede che in primis è scappato, poi ha reso affermazioni contraddittorie. Lui si giustifica spiegando di essere stato sopraffatto dalla paura. «Sono scappato come un vigliacco lasciando Mez forse ancora viva. Di questo non finirò mai di pentirmi. Ma avevo 20 anni e avevo davanti una ragazza agonizzante, l’ho soccorsa ma poi la mente è andata in tilt. Magari sarebbe morta lo stesso ma non aver chiesto aiuto resta la mia grandissima colpa», spiega al Corriere della Sera. Ora comunque ha una nuova vita: la mattina lavora nella biblioteca del Centro Studi Criminologici di Viterbo, mentre pomeriggio e sera è cameriere in una pizzeria. Nel frattempo, studia e ha anche una compagna. «Mi manca solo la tesi per la laurea magistrale al corso di Società e Ambiente, e poi ho una fidanzata, stiamo cercando una casa per andare a vivere insieme».
“MEREDITH TRA GLI SPASMI, L’URLO E IL SANGUE…”
Ma la sua vita resta segnata dall’omicidio di Meredith Kercher e i suoi ricordi segnati da immagini choc. «La vita di Mez che se ne stava andando fra gli spasmi. Gli asciugamani non bastavano a tamponare il sangue… Ero uscito dal bagno dopo aver sentito un urlo potente malgrado avessi le cuffiette con la musica a palla; nella penombra avevo visto uno sconosciuto con un coltello in mano. “Andiamo via che c’è un negro” aveva detto ad Amanda». Questa la versione di Rudy Guede, che al Corriere racconta di aver scritto una lettera alla famiglia Kercher senza però ricevere risposta. Anche recentemente ha mandato un altro messaggio alla mamma di Meredith, che vorrebbe incontrare un giorno. Ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito invece non ha nulla da dire: «Ne hanno dette talmente tante loro sul mio conto che per me non ha più senso dargli corda e spazio. Io ho la coscienza a posto anche nei loro confronti. Per tutti questi anni sono stato dentro, sì, ma la mia mente era libera, pulita».