Rudy Guede si è lasciato alle spalle la detenzione per l’omicidio di Meredith Kercher, per cui fu riconosciuto responsabile e condannato a 16 anni di reclusione. Oggi ha scontato la pena ed è un uomo libero, vive a Viterbo, dove lavora, e non fa un passo indietro rispetto alla sua versione dei fatti e alla dichiarazione di estraneità al delitto della studentessa inglese avvenuto a Perugia nel 2007. “Se le mie mani sono sporche di sangue è perché provai a salvarla“. Sono queste alcune delle parole spese da Rudy Guede ai microfoni del Corriere della Sera per ricalcare la sua visione della storia e il suo dirsi, ancora una volta, innocente.



L’ivoriano aveva scritto una lettera alla famiglia di Meredith, ma non avrebbe ricevuto risposta. I parenti della ragazza si sono stretti nel dolore e nel silenzio affidandosi alla giustizia italiana che, dopo un lungo iter, ha emesso le sentenze di assoluzione a favore di Amanda Knox e Raffaele Sollecito condannando soltanto Rudy Guede. Per la prima volta dopo la condanna per la morte di Meredith, il giovane è tornato a Perugia dove si consumò l’orrore, esattamente davanti alla villetta di via della Pergola in cui Meredith fu massacrata. “Un luogo difficile – ha commentato al quotidiano – dove è nata la fase traumatica della mia vita, è il luogo che mi ha cambiato la vita (…) in cui ho cercato di soccorrere una ragazza che poi è morta“.



Rudy Guede: “Provai a salvare Meredith Kercher”

Rudy Guede continua a dichiararsi estraneo all’omicidio di Meredith Kercher nonostante l’esito del processo a suo carico concluso con una condanna a 16 anni di carcere. Ne ha trascorsi 13 da detenuto ed è tornato in libertà, vive e lavora a Viterbo ma non nasconde le difficoltà di fare i conti con i pregiudizi: “La pena che dovevo scontare in nome della legge si è conclusa, ora mi resta quella segnata dal giudizio degli sconosciuti“. Guede sostiene di aver sperimentato una solitudine profonda durante la detenzione, e dice di aver “rivisto la morte da vicino” proprio in carcere, quando avrebbe scoperto il suicidio del compagno di cella.



La sua versione sui fatti di Perugia è sempre la stessa ed è convinto che chi ha ucciso Meredith Kercher sia scampato alla giustizia. Guede si sente vittima di un errore giudiziario e ha ribadito di aver cercato di salvare la studentessa inglese con cui, quella tragica notte prima del delitto, si trovava all’interno della casa di via della Pergola. Il suo unico senso di colpa, come aveva già detto alla trasmissione Atlantide di Andrea Purgatori, sarebbe quello di non aver fatto abbastanza per tentare di salvare Meredith Kercher: “Ho sbagliato, ma non sono un assassino – questo un passaggio del suo racconto riportato dal settimanale Nuovo. In quegli istanti la paura ha preso il sopravvento e sono scappato come un vigliacco lasciando Mez (Meredith, ndr) forse viva. Di questo non finirò mai di pentirmi“.