PACE FISCALE, RUFFINI REPLICA A SALVINI (CON POLEMICA): “NON VOGLIAMO PERSEGUITARE NESSUNO”

La proposta rivendicata dal vicepremier Matteo Salvini nel weekend su una «pace fiscale definitiva» per contrastare le milioni di cartelle esattoriali ancora “pendenti” su migliaia di italiani non sembra aver trovato piena “concordanza” nell’Agenzia delle Entrate, accusata dal leader della Lega di tenere a volte «in ostaggio» i cittadini. Intervenendo al convegno “Facciamo l’Italia semplice” il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini (nominato da Renzi e confermato dal Governo Meloni, ndr) risponde a tono alla proposta lanciata da Salvini.



«Il contrasto all’evasione non è volontà di perseguitare qualcuno»: secondo l’economista, la battaglia contro l’evasione fiscale è un fatto di piena «giustizia nei confronti di tutti coloro che, e sono la stragrande maggioranza, le tasse anno dopo anno le pagano e le hanno pagate, sempre fino all’ultimo centesimo, anche a costo di sacrifici e nonostante l’innegabile elevata pressione fiscale; di coloro che hanno bisogno del sostegno dello Stato, erogato attraverso i servizi pubblici con le risorse finanziarie recuperate». Ruffini rivendica come il lavoro delle Entrate sia essenziale per il funzionamento della macchina pubblica, «perché se vogliamo garantire i diritti fondamentali della persona indicati e tutelati nella nostra Costituzione, come la salute dei cittadini, l’istruzione dei nostri figli, la sicurezza di tutti noi, servono risorse e noi siamo chiamati a raccoglierle a vantaggio di tutti. Anche di chi si sottrae al loro pagamento. E siamo tutti noi chiamati a farlo nelle forme, nei modi e nei tempi che sono stabiliti sempre e soltanto dal legislatore, non dall’Agenzia delle entrate». Cita infine i numeri del 2022 a corredo del suo ragionamento il direttore dell’Agenzia: «Nel 2022 abbiamo recuperato nel complesso la cifra record di oltre 20 miliardi di evasione. Il più importante risultato di sempre, abbiamo restituito al bilancio dello Stato 3,2 miliardi di euro mentre con l’Antifrode abbiamo intercettato o a bloccato 9,5 miliardi di euro».



TASSE E PACE FISCALE, COSA AVEVA DETTO SALVINI E LE REPLICHE DI CALENDA E TAJANI

Va detto però che Salvini nel suo intervento da Matera non aveva invocato lo stop alla lotta all’evasione fiscale, semmai l’opposto: «Gli evasori totali per me possono andare in galera e si può buttare via la chiave, ma se qualcuno ha un problema fino a 30mila euro che si trascina da anni, chiudiamola. Gliene chiediamo una parte e azzeriamo tutto il resto». Il vicepremier e Ministro delle Infrastrutture, confermando il suo impegno storicamente rivolto alla pace fiscale e alla rottamazione delle cartelle, aveva intimato il fisco a ridurre la pressione sui cittadini.



«Serve una grande e definitiva pace fiscale tra Fisco, Agenzia delle Entrate e contribuenti italiani», sottolineava Salvini nel suo intervento allo stabilimento Mermec Ferrosud a Matera, «utile per liberare milioni di italiani ostaggio da troppi anni dell’Agenzia delle Entrate». Queste dichiarazioni non erano piaciute alle opposizioni che già ieri con Boccia (Pd), Conte (M5s) e Bonelli (Verdi) avevano stigmatizzato l’intervento del Premier definendolo «grave e devastante». Oggi torna sul tema il leader di Azione Carlo Calenda a margine della conferenza stampa a Palazzo Madama in cui ha annunciato l’arrivo nel partito di Alessio D’Amato: «la proposta di Salvini sulla pace fiscale è una balla. Abbiamo appena approvato una delega fiscale in cui non c’è una pace fiscale. È il modo di fare politica di Salvini, ovvero dire balle che poi non trovano riscontro nella realtà. E la presa in giro dei cittadini è una cosa insopportabile». Sostiene invece il piano di pace fiscale il neo-leader di Forza Italia Antonio Tajani: l’altro vicepremier intervistato da Sky TG24 nella trasmissione “Start” ha ribadito come «Forza Italia è contro qualsiasi tipo di condono, siamo sempre stati favorevoli a una pace fiscale e sono ben lieto che la Lega e Matteo Salvini scelgano di seguirci su questo piano». Per il Ministro degli Esteri la pace fiscale, «che naturalmente deve essere una pace dove si paga gran parte del debito fiscale – sempre soltanto da chi è in regola e non dall’evasore – è un tema che va affrontato e discusso», ma ammette di non sapere se si possa già inserirlo nella legge delega in discussione in questi giorni al Senato (dopo il via libera alla Camera la scorsa settimana).

LA CONTRO-REPLICA DI SALVINI AL DIRETTORE DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE

Non si fa attendere la contro-risposta del vicepremier Matteo Salvini all’intervento del direttore Ruffini sul tema del fisco: «la pace fiscale è un vantaggio per lo Stato che incassa una marea di miliardi da usare per stipendi e pensioni e significa una liberazione per 15 milioni di persone». Secondo il leader della Lega quei milioni di cittadini che hanno fatto regolarmente la dichiarazione dei redditi ma hanno ancora un conto aperto con l’Agenzia delle entrate, è su di loro che si concentrerebbe l’intervento di pace fiscale.

«Non posso pensare – ha proseguito Salvini in una nota – che un terzo degli italiani, tolti i minorenni, sono persone che hanno avuto un problema con il fisco, non ce l’hanno fatta a pagare tutto quello che dovevano. Dovrebbero essere aiutati non condannati. Poi gli evasori totali per quanto mi riguarda vanno in galera». Stamane sulle proprie pagine social il Ministro delle Infrastrutture ragionava sul tipo di intervento da attuare: «Liberando i milioni di italiani (leggevo sui giornali cifre che variano da 7 a 17 milioni) in difficoltà da anni, ci guadagnano tutti: sia lo Stato – che incassa miliardi per aumentare stipendi e pensioni – che le stesse persone oggi in ostaggio del fisco, che potrebbero tornare a pagare le tasse, lavorare e vivere».