Non è però solo il calcio che sta studiando piani per tornare in campo: anzi in questi giorni, pure il rugby europeo sta riflettendo suoi nuovi piani, per tornare protagonista già il prossimo autunno, per la gioia ovviamente di tutti gli appassionati. Stando infatti a quanto riportato oggi da The Rugby Paper, pare che le federazioni del continente stiano pensando un nuovo Sei Nazioni: un torneo da 15 partite che potrebbe aver luogo nelle otto settimane di buco tra ottobre e novembre, dove in teoria vi sarebbe stato spazio per una tournée sul continente per diverse squadre dell’emisfero australe. In origine infatti proprio per quello slot del calendario le nazionali di rugby di Nuova Zelanda, Australia, Sudafrica e Argentina, sarebbero sbarcate in Europa per alcune amichevoli (una ventina di partite in tutto) con pure la nostra nazionale italiana: visto però il contesto e le misure adottate dai vari paesi di restrizione agli spostamenti, tali viaggi sono ora in forte dubbio. E perché allora non approfittare di questo ritrovato buco in calendario per riportare i tifosi allo stadio dopo il lungo digiuno?
RUGBY, NUOVO SEI NAZIONI IN AUTUNNO? SI MA SOLO COL PUBBLICO
La proposta dunque di un nuovo Sei Nazioni per l’autunno nasce sia dal contesto complicato e da scenari fumosi per quello che saranno le possibilità di spostarsi, come anche dal desiderio (e necessità economica) che il rugby torni protagonista: naturalmente però solo con gli stadi pieni. Condizione necessaria infatti perché il nuovo torneo possa prendere piede, è che non vi siano ancora in vigore misure per il distanziamento sociale e che quindi i vari governi rendano possibile la programmazione di eventi aperti al pubblico. Secondo The Rugby Paper, in torneo del genere infatti potrebbe portare a un introito di circa 100 milioni di sterline solo con la vendita di biglietti, soldi che certo il circus della palla ovale abbisogna fortemente, visto lo stop anticipato dei campionati nazionali e pure il rinvio di parecchie partite dell’edizione 2020 del Sei Nazioni. Per il momento dunque ancora è tutto in linea teorica, ma la proposta potrebbe presto prendere piede non appena vi saranno segnali di ottimismo sull’evoluzione della pandemia da coronavrius in Europa.