Non farlo Carlo. Tornato dalle Maldive, il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha riattaccato il telefono e si è messo a chiamare tutti i pezzi grossi del sistema, per spiegare.
Spiegare perché non gli ha detto nulla prima (“Avevo paura che la notizia uscisse”, come se quel covo di serpenti della Lega Calcio fosse più affidabile di Confindustria…), che non è vero che ha bisogno di uno stipendio (“Le mie cariche durano ancora a lungo”) e che la sua scelta era per mettersi a disposizione “della sesta industria del paese”, dimenticando che se proprio c’è un’incompatibilità in Confindustria è quella fra la presidenza nazionale e le merceologiche.
E se nel Consiglio di presidenza nessuno, a parte la veneta ribelle Maria Cristina Piovesana, ha aperto bocca, il risultato di queste telefonate è stato netto: se vai alla Lega sei fuori.
Marco Tronchetti Provera, Emma Marcegaglia, Diana Bracco, ma anche i presidenti delle regionali, sono stati netti: devi scegliere fra Confindustria e il calcio. Bonomi, che non è uno stupido, ha capito chiaramente l’andazzo. I presidenti pallonari non lo volevano in quanto Carlo, bensì per il suo ruolo confindustriale. Nel momento che questo non ci fosse più stato, sarebbe saltato anche il primo.
Così ecco comparire la scusa della guerra in Ucraina per chiamarsi fuori. Ma non è chiaro, e lo si capirà presto, se il danno non è già stato fatto.
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