Non siamo ancora al titolo di coda, come sussurra un azzurro imbarcato con Toti: “Berlusconi ultimo atto”, sulla falsariga del film sull’epilogo del Duce. No, non ci siamo ancora arrivati all’ultimo atto. Ce lo spiega lucidamente questo azzurro di rango che parte insieme a Toti per un’avventura tutt’altro che sicura, visto che Salvini e Meloni si sono ben guardati dal benedirla. Spiega la nostra preziosa fonte: “Berlusconi aveva nominato Toti e Carfagna perché aveva capito che andava incontro a una doppia scissione, Toti verso Salvini, e la Carfagna verso Casini e i renziani che la sollecitano a guidare una specie di nuova Margherita alleata al Pd”.
Il totiano di rango ci dà dunque una preziosa notizia: non c’è solo il presidente ligure con le valige pronte, ma anche la vicepresidente della Camera, nientemeno che pronta a scegliere il centrosinistra per recitare la parte di icona anti-Salvini.
E qui bisogna andare in Campania per raccogliere elementi più precisi. La Carfagna ha dalla sua tutto il gruppo parlamentare campano di Forza Italia, uno squadrone di venticinque paladini pronti a buttarsi nel fuoco. Ma nessuno di loro tifa Salvini, sono pronti all’intesa col governatore piddino De Luca già alle prossime elezioni regionali. L’ostacolo è il governatore stesso, che vuole ripresentarsi; i forzisti tendenza Carfagna lo vorrebbero convincere a rinunciare a favore del rettore dell’Università Federico II di Napoli Gaetano Manfredi.
È sempre il notabile totiano a spiegarci perché Berlusconi prima ha scongiurato le due scissioni e poi quasi le ha provocate: “gli sono saltati addosso Ghedini e Ronzulli, l’avvocato ha detto che non si può premiare sempre chi ricatta e Berlusconi – punto nel vivo – ha stracciato l’accordo con Toti e Carfagna causando le due scissioni.
Quella di Toti è questione di ore, quella della Carfagna di giorni, ma non moltissimi. Casini al Senato spiegava ai colleghi l’impossibilità di mandare avanti la legislatura, e la necessità di creare un nuovo contenitore da consegnare alla bella Mara.
Curioso giro del destino: l’allieva prediletta di Silvio, colei che causò persino la celebre lettera di Veronica, sarà impalmata – politicamente – proprio da quel Casini che per primo abbandonò Silvio.