Il virus non è, almeno per ora, una pandemia sanitaria, ma è già una pandemia economica, in cui l’Italia rischia di affogare se non cambia rapidamente passo di marcia.

La crisi globale del coronavirus va infatti a peggiorare. Le Borse mondiali chiudono in calo per il quinto giorno di fila; la situazione in Cina migliora, ma solo a patto di lasciare tutti chiusi in virtuale quarantena con l’economia reale sostanzialmente ferma.



Il blocco della produzione e degli scambi si sta gradualmente ma decisamente estendendo. La Corea del Sud si sta fermando per la diffusione dei contagi, così sta facendo il Brasile, perché esportatore verso la Cina e perché è stato scoperto un primo infetto. Il contagio si allarga. Il Giappone e l’Australia hanno annunciato la chiusura delle scuole, e quindi ci sarà un rallentamento delle attività produttive.



L’Italia del Nord ha ugualmente rallentato nella morsa della paura del virus e del calo delle forniture dei terzisti dalla Cina.

L’America ha lanciato un piano di prevenzione della diffusione del virus. La Casa Bianca ha richiesto un fondo speciale di 1,2 miliardi di dollari per fronteggiare l’emergenza che arriverà, dicono le autorità sanitarie.

Non ci sono orizzonti chiari per l’uscita da questo tunnel, e già questo è un messaggio forte. La crisi potrebbe durare mesi.

Non è chiaro quante saranno le vittime, ma è chiaro che le strutture sanitarie saranno poste sotto stress e i mercati potrebbero finire per crollare in verticale, registrando un crollo dell’economia reale e creando una recessione grave come e più di quella del 2008.



In questo quadro oggi il governo italiano non rappresenta la realtà del paese. Il M5s è sovra-rappresentato, mentre la Lega, forte al Nord colpito dal morbo, è sotto rappresentata. Inoltre il premier Giuseppe Conte e il suo portavoce Rocco Casalino sembrano fare confusione. Prima lanciano l’allarme in toni drammatici, poi chiedono di abbassare i toni. Prima chiudono i voli diretti con la Cina, poi forse grazie a questa misura diffondono la malattia (perché non si ha traccia degli arrivi via paesi terzi dalla Cina). Prima chiedono un tavolo comune con i governatori delle Regioni colpite e poi litigano con il governatore della Lombardia, Attilio Fontana.

Ciò si aggiunge a una lunga lista di misure di governo controverse, al di là del virus. Può Conte, che non ha governato benissimo né con la destra né con la sinistra, riuscire a governare un’emergenza?

L’Italia, in questa situazione, con questo governo riesce a reggere? Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha chiesto un “governissimo”, con tutti dentro, perché evidentemente la situazione è molto grave, va a peggiorare e occorre prepararsi.

Il presidente Sergio Mattarella è sospettoso verso Renzi. Ha detto che se questo governo cade, si va a votare. Ma non è realistico oggi tornare alle urne in mezzo a questo caos, e forse non è altrettanto realistico lasciare questo governo così com’è.

Ieri il leader della Lega, Matteo Salvini, è salito al Colle. Forse il solo fatto che ci sia stato questo incontro in questo momento indica che qualcosa si sta muovendo e che il Quirinale si rende conto di come la situazione sia non gestita. Ricevendo Salvini, Mattarella apre nei fatti già un “dopo Conte”.

Non è affatto chiaro cosa possa sostituire la compagine attuale, ma un nuovo governo non può essere un carrozzone assemblato distribuendo poltrone a destra e a manca tra alleati vecchi e nuovi. Esso deve essere di garanzia per l’America, gli alleati e il mondo, che cominciano tutti a erigere barriere di ogni tipo verso l’Italia.

Lorenzo Guerini sembra l’uomo adatto. Cattolico, gradito alla Nato, uomo del Pd, vicino a Renzi, ma del Nord. Ha mediato fra premier e governatore della Lombardia.

Poi ci vogliono tecnici con sensibilità politica. Il nuovo governo dovrebbe a un tempo guidare l’emergenza che si para e gettare i primi semi della ricostruzione del paese. Questo evidentemente ha problemi dalle fondamenta e non può essere ricostruito in un giorno. Ma forse bisognerebbe, specie oggi, provare a tirare una prima riga.

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