Ieri pomeriggio Roberto Fico ha dato speranze sul possibile lieto fine della crisi di governo. “Dagli incontri con le forze politiche – ha detto l’incaricato esploratore – è emersa la disponibilità a procedere su un confronto comune per raggiungere una sintesi”. Appuntamento, dunque, alla “mattinata” odierna “a Montecitorio”.
Secondo le dichiarazioni delle parti del centrosinistra, i nodi da sciogliere riguardano i programmi, le loro modalità e tempistiche di attuazione. Non è detto, però, che tutto fili liscio. Il dialogo potrebbe morire sul nascere, anche perché è tutt’altro che definita la posizione di Matteo Renzi rispetto all’ipotesi del Conte ter. Né tranquillizza i governisti del Movimento 5 stelle l’eventuale disponibilità, prospettata dall’Iv Ettore Rosato, a rinunciare al Mes cosiddetto “sanitario”, ove fossero individuate risorse alternative.
Nel frattempo, in attesa che le carte di Italia viva vengano scoperte per intero, nella casa dei pentastellati si è accesa una disputa tra chi apre a Renzi e i contrari ad ogni costo. I primi vorrebbero un allargamento della maggioranza, con ulteriori responsabili, disponibili e volontari, se arriveranno. Questo per contenere gli effetti destabilizzanti di eventuali future apostasie del provocatore della crisi, ritenuto inaffidabile. Sono invece 14 i parlamentari, più altri 6 o 7 nell’ombra, che con obiettivi, toni e accentuazioni differenti non tollerano il ritorno dell’ex presidente del Consiglio – e dei suoi – nell’alleanza di governo. Il punto, però, è uno: allo stato Renzi è indispensabile a qualunque governo giallorosso, con o senza Conte. Non si sa quanto l’abbiano colto i grillini dissenzienti, alla luce delle loro uscite simboliche, ideologiche, comunque utili a fidelizzare la base dei duri e puri del Movimento 5 Stelle, in rete già imbizzarriti, frenetici, ipertrofici.
Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, è il più minaccioso della corrente integralista del momento. E ha un peso su alcuni senatori M5s al primo mandato. Invece Alessandro Di Battista, fuori del palazzo ma altrettanto contrario a patteggiare con Renzi, può soltanto agitare gli animi di iscritti e simpatizzanti, dunque stimolare una (ridotta) nostalgia virtuale della linea antisistema della scorsa legislatura. Morra, invece, che ha un ruolo, una visibilità e un séguito parlamentare, se ci fosse un accordo con Italia viva potrebbe convincere un gruppetto di senatori 5 Stelle a votare contro la fiducia a Conte.
Lo sanno bene il reggente Vito Crimi e i capigruppo M5s di Camera e Senato, Davide Crippa ed Ettore Licheri. “Morra – spiega un parlamentare pentastellato che non vuole scoprirsi – punta al ministero della Giustizia, vuole il posto di Alfonso Bonafede, che è in bilico, quindi gioca così. Una prova chiara è rappresentata dal fatto che andò in pompa magna alla prima udienza del maxi processo Rinascita Scott, addirittura esprimendo un sostegno evidente rispetto alla candidatura di Luigi de Magistris alla presidenza della Regione Calabria. Del resto proprio Morra si espose abbastanza, in tv, a proposito della mancata nomina del magistrato Nino Di Matteo a capo del Dap. Già nei mesi scorsi girava il nome di Morra quale sostituto di Bonafede, pur se, come noto, il presidente della commissione Antimafia non è graditissimo a Sergio Mattarella”.
In questa partita, confida un altro parlamentare dei 5 Stelle, “tra gli alleati di Morra c’è Barbara Lezzi, già ministra per il Sud e pare intenzionata a rientrare nell’esecutivo”. “Poi – continua la stessa fonte – ci si è messa pure Bianca Granato, che nei mesi della pandemia ha difeso a spada tratta la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, e perciò aspirerebbe a un posto di sottogoverno”. Addirittura Granato l’avrebbe scritto in una chat interna e poi l’avrebbe cancellato. Ma questa potrebbe essere una di quelle voci cattive, tanto per screditarla.
Il dato certo è che una frangia di grillini va per conto proprio e complica le cose, perfino chiedendo la revoca delle concessioni autostradali nel pieno di questo caos, mentre gli italiani attendono risposte e giusto quando Fico è prossimo a concludere il mandato ricevuto. Ma il Movimento 5 Stelle è così: plurale, liquido, diviso, illogico. Deviato dal desiderio di poltrone, più di quanto non si possa immaginare.
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