Andrey Nechayev, Ministro dell’Economia della Russia dal 1992 al 1993 dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica, ha previsto che il Paese di Vladimir Putin sarà costretto ad affrontare una pesante crisi finanziaria. “Le casse dello Stato sono nella me*da e quel che è peggio è che si è deciso di rimanere in questa situazione”, ha affermato senza mezzi termini, come riportato dal The Times, nel corso di un forum a Ekaterinburg.
In particolare, l’esperto ha rivelato che la Russia ha superato il deficit di bilancio previsto per il 2023 nei primi quattro mesi. Andrey Nechayev ritiene che a provocare questa crisi siano state le sanzioni inflitte dopo l’invasione dell’Ucraina e l’interruzione dei rapporti economici con l’Europa e con altri Paesi. “I problemi sono stati aggravati dall’emigrazione di massa, dai deflussi di capitali e dal calo delle entrate di petrolio e gas. Molte aziende russe sono state bandite dai mercati e dalle istituzioni finanziarie occidentali”, ha rivelato.
“Russia affronterà crisi finanziaria nel 2024”. L’importanza del settore hi-tech
Andrey Nechayev, nel preannunciare che la Russia affronterà una grave crisi finanziaria nel 2024, ha ammesso che uno dei settori più importanti su cui essa baserà le sue fondamenta è quella dell’hi-tech. I settori che dipendono dalla tecnologia occidentale sono stati particolarmente colpiti, in particolare quello dei trasporti. Le compagnie aeree russe sono in difficoltà per quel che concerne la sicurezza degli aerei. Viktor Basargin, capo dell’osservatorio dei trasporti della Russia, dopo una serie di ispezioni a sorpresa, ha rivelato che lo scorso anno sono decollati più di 2.000 voli con aerei che utilizzavano componenti oltre la loro durata di conservazione raccomandata. Esse non erano state sostituite perché era “semplicemente impossibile importare determinati prodotti”.
Il Cremlino starebbe cercando di mascherare questi problemi per evitare una crisi irreversibile, ma senza esito. “Tutti gli attuali metodi di stabilizzazione – regolamenti draconiani, sostituzione delle importazioni, una svolta verso l’Asia, importazioni parallele, elusione delle sanzioni attraverso Paesi terzi – sono solo mezze misure temporanee e non possono creare un sistema economico sostenibile”, ha concluso l’ex Ministro dell’Economia.