La Russia da ormai più di un anno e mezzo ha iniziato una lunga (e complessa) guerra contro l’Ucraina che sta comportando sempre più costi per il Cremlino. Se da un lato, infatti, il semplice impiego di uomini, veicoli ed armamenti al fronte comporta costi veramente alti, dall’altro alcune strategie per rimpolpare l’esercito starebbero comportando sempre più costi nascosti, forse non accuratamente soppesati prima dell’invasione. Per aumentare il numero di soldati, infatti, la Russia avrebbe deciso di condurre una campagna di arruolamenti (ovviamente non volontari) nelle prigioni di tutto il paese. Una scelta che può sembrare saggia ed economicamente conveniente, ma che in realtà toglierebbe braccia ad alcune delle attività produttive russe più importanti.



La Russia e la (quasi) crisi del legno nelle prigioni

Per comprendere meglio il costo che l’arruolamento della Russia nelle prigioni comporta occorre prima fare un passo indietro. Infatti, è consuetudine in tutto il mondo impegnare i carcerati in attività manuali che forniscono un servizio allo Stato e costituiscono un guadagno (seppur misero) per gli individui in carcere, sempre a base volontaria. Nella terra dello zar, però, viene meno quell’aspetto volontario del lavoro dietro alle sbarre, ricordando in qualche modo il sistema dei Gulag.



Ora, ovviamente, in Russia non si parla più di Gulag, ma di Fsin, acronimo del Servizio federale per l’esecuzione delle pene. Di comune al sistema sovietico, però, è rimasta la coercizione al lavoro carcerario, che costituisce una vera e propria fonte economica indispensabile per il governo. I carcerati tessono i vestiti (per se stessi e per i poliziotti di tutto il paese), cucinano e lavorano tanto il ferro, quanto la legna. L’arruolamento, tuttavia, ha prelevato i carcerati in Russia più prestanti fisicamente (e secondo la Wagner sono stati utilizzati almeno 50mila prigionieri), togliendo di fatto braccia fondamentali all’economia carceraria. Così, nel solo 2022 la produzione di legna è calata del 31%, con esiti che per ora sono ancora imprevedibili, ma che con l’arrivo della stagione fredda potrebbero creare notevole scontento nella popolazione.

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