È passato ormai più di un anno da quando la Russia ha deciso di invadere l’Ucraina, gettando l’intera Europa nel baratro della paura bellica. Immediato l’intervento dell’Unione Europea che ha imposto sulla testa di Mosca delle pesanti sanzioni che ne limitassero ampiamente il potere economico. Una di queste verteva soprattutto a limitare al minimo le esportazioni di petrolio dalla Russia, al fine di ridurre il più importante (assieme a quello del gas) giro commerciale del Cremlino. Nonostante questo, però, alcuni dati su cui avrebbe messo le mani il quotidiano inglese Independent dimostrerebbero l’esatto contrario, attestando che oggi Mosca esporta più petrolio che nei mesi precedenti l’invasione dell’Ucraina.
Russia: Cina e India contro la sanzioni europee
I dati sull’esportazioni di petrolio da parte della Russia che cita l’Independent sono stati raccolti dalla società Kpler. Attualmente, Cina e India rappresentano il 90% del volume di greggio esportato da Mosca, che si attesterebbe nei primi tre mesi de 2023 a circa 3,5 milioni di barili al giorno, rispetto ai 3,35 milioni esportati nel corso del 2022. Oltre ai colossi asiatici, anche Turchia e Bulgaria si sono ritagliate una fetta importante del nuovo mercato di petrolio russo.
Complessivamente, la Cina importa dalla Russia circa 1,5 milioni di barili al giorno, mentre l’India è dipendente dalle scorte di Mosca per circa il 25% del suo fabbisogno giornaliero (rispetto all’1% del 2021), pari ad una quantità di 1,9 milioni di barili al giorno nel mese di marzo. Proprio marzo ha rappresentato una sorta di svolta, registrando la più alta mole di esportazioni da parte del Cremlino nel corso degli ultimi tre anni. L’unica nota positiva di tutta questa faccenda è che, seppur siano di fatto aumentate le esportazioni, la Russia attualmente guadagna molto meno dal suo petrolio rispetto a prima dello scoppio della guerra in Ucraina. I guadagni, infatti, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, sarebbero pari a circa 12,7 miliardi di dollari, con una riduzione di circa il 43% rispetto allo stesso periodo del 2022.