In Russia sono sempre più frequenti i campi extrascolastici nei quali i genitori mandano i propri figli in età dagli 8 ai 17 anni, nei quali i ragazzini vengono addestrati all’uso delle armi, alle tattiche militari e ai sistemi di difesa simili a quelli usati nell’esercito. Si chiamano “campi sportivi-militari-patriottici“, e le attività previste si basano soprattutto sull’educazione all’amore per la “madre Russia”, e alla protezione degli ideali della patria. In questi centri si riceve un vero e proprio assaggio della vita militare, con ispezioni delle uniformi già dopo colazione, e successivamente una marcia con fedeli repliche di Kalashnikov appese al collo, dalle quali non ci si separa nemmeno durante i pasti.



Sono comprese anche vere simulazioni di guerra in trincea alle quali partecipano i più grandi che vengono istruiti anche all’uso di bombe e granate. I progetti di questo tipo aumentano sempre di più, perchè come riporta il quotidiano Le FigaroC’è un grande aumento di domande da parte delle famiglie” , i responsabili dei campi dichiarano di “attuare le direttive dello Stato che cerca di insegnare ai cittadini già da piccoli l’importanza della difesa“.



Russia, campi militari per bambini, la storia di Nikita “baby soldato” a 9 anni

Le Figaro ha condotto un’inchiesta su questo tipo di centri che accolgono bambini e bambine per periodi più o meno lunghi, raccogliendo le testimoniane anche dei diretti partecipanti, come ad esempio quella di Nikita, un ragazzo di soli nove anni che riferisce di avere molta dimestichezza nell’utilizzo e smontaggio delle armi, perchè gli è stato insegnato dal nonno, militare ed ex combattente, ritiratosi un anno fa dall’Ucraina. “Qui ci esercitiamo a sparare, sparare, scavare trincee, arrampicarci… e il cibo qui è davvero buono. Mi piace tutto“, dice Nikita che con entusiasmo appoggia le ideologie di Putin che impongono ai più piccoli un’educazione al patriottismo, inserita nel contesto scolastico.



E afferma “Patria significa proteggere i miei cari. Quando mi chiamano, devo andare a difendere la mia patria“. La polemica però è scattata da tempo a livello internazionale soprattutto perchè molti si chiedono se sia giusto imporre ai bambini l’uso della violenza come attività “ricreativa”, come lo stesso Nikita ammette “faccio boxe e tutti mi consigliano di diventare un pugile. Ma non mi è piaciuto quando ieri ho fatto male a un ragazzo in allenamento“.