Il limite di prezzo imposto dagli Usa e dagli alleati alle vendite di petrolio della Russia viene quasi del tutto aggirato dal Cremlino. A segnalarlo sono funzionari occidentali, così come i dati sulle esportazioni russe. Stando a quanto riportato dal Financial Times, ciò sta costringendo l’Occidente a trovare un modo per rafforzare una delle sanzioni economiche contro Mosca. “Gli ultimi dati dimostrano che dovremo essere più severi. Non c’è assolutamente nessuna voglia di lasciare che la Russia continui a fare questo“, ha dichiarato un alto funzionario europeo, aggiungendo che “quasi nessuna” delle spedizioni di greggio via mare nel mese di ottobre è stata effettuata al di sotto del limite di 60 dollari al barile che il G7 e i suoi alleati hanno cercato di imporre.



Infatti, a Bruxelles si sta discutendo del rafforzamento delle sanzioni, in particolare del tetto massimo e si stanno valutando per rafforzare l’applicazione o per limitare l’accesso della Russia al mercato delle petroliere obsolete. Ad alimentare i timori dei funzionari occidentali le statistiche ufficiali russe sulle vendite di petrolio ad ottobre: secondo Mosca il prezzo medio è superiore agli 80 dollari al barile. Questo balzo dei prezzi russi ha inferto un duro colpo agli sforzi del G7 per limitare i fondi che affluiscono al Cremlino per finanziare la sua guerra in Ucraina.



PETROLIO, COME LA RUSSIA AGGIRA LE SANZIONI

Le sanzioni per il tetto dei prezzi del greggio sono state introdotte dall’Occidente lo scorso dicembre, con l’obiettivo di ridurre le entrate della Russia tagliando l’accesso ai servizi occidentali come le spedizioni e le assicurazioni. Sebbene le misure abbiano avuto un certo successo all’inizio, la Russia si è dimostrata abile nel contrastarle, ad esempio costruendo la cosiddetta “flotta ombra” di petroliere obsolete per aggirare i mercati occidentali. Alla fine di settembre, il Financial Times ha segnalato che quasi tre quarti di tutti i flussi di greggio russo via mare hanno viaggiato senza assicurazione occidentale in agosto, un segno chiave che si stava aggirando il limite. A ottobre, solo 37 delle 134 navi che trasportavano petrolio russo avevano un’assicurazione occidentale. I funzionari ritengono che il numero di navi che operano al di sotto del limite massimo è ora probabilmente molto più basso.



Dunque, i funzionari europei temono che alcuni fornitori di assicurazioni occidentali abbiano ricevuto false dichiarazioni dalle compagnie petrolifere o dai commercianti russi, che devono fornire garanzie scritte che il greggio ha un prezzo inferiore a 60 dollari. L’escamotage russo, d’altra parte, ha prodotto un incremento delle spese per il Cremlino. Il professor Jeffrey Sonnenfeld, della Yale School of Management, il quale ha fornito consulenza al Tesoro degli Usa sul tetto dei prezzi, ha dichiarato al Financial Times che i viaggi più lunghi per le petroliere russe, i premi assicurativi più elevati, le aggiunte alla capacità portuale e le nuove spese di capitale hanno aggiunto circa 36 dollari al barile al costo delle vendite di petrolio russo, limitando i profitti di Mosca.