Vladimir Putin e Xi Jinping hanno tenuto nelle scorse ore un incontro video, che ha suscitato dichiarazioni contrastanti da parte dei due leader. Se Putin ha cercato di dare l’immagine di una cooperazione in atto per “creare un ordine mondiale giusto” e “rafforzare la cooperazione militare” tra i due paesi, Xi Jinping è apparso distaccato e sornione come suo solito, dicendo che “la Cina continuerà a sostenere una posizione obbiettiva e equa” rispetto al conflitto in corso.



Secondo Andrew Spannausgiornalista americano, fondatore di Transatlantico.info e conduttore del podcast House of Spannaus, “Xi Jinping non può permettersi di inasprire le relazioni con gli Stati Uniti, anzi deve dialogare”. Tutto questo mentre il braccio di ferro per Taiwan si fa sempre più duro.

Putin sta cercando di forzare la mano a Xi Jinping per portarlo in modo più deciso dalla sua parte?



Più che un problema di Putin, ce ne è uno di Xi Jinping.

Quale?

Di fatto, il leader cinese si trova fra due esigenze. Una è quella di mantenere la linea che ha espresso da quando è cominciata la guerra in Ucraina, anche se a volume più basso, dicendo che la colpa della guerra e delle tensioni è degli Usa e dell’Occidente. È la posizione cinese che viene ripetuta dai loro media e dai leader di Pechino. Allo stesso tempo Pechino vuole migliorare i rapporti con Washington, non può permettersi di essere soggetta a sanzioni e dall’incontro con Biden a Bali è in atto un tentativo di migliorare i rapporti.



Cioè la Cina non vuole mettersi troppo direttamente contro gli Usa.

Deve evitarlo. Ci sono in gioco temi economici troppo importanti.

Però lo scenario dell’Indo-Pacifico, Taiwan compresa ovviamente, appare sempre più teso. La marina militare cinese per la prima volta ha superato come numero di unità quella americana, che ha difficoltà a inviare gli usuali aiuti militari a Taiwan. Come si concilia questo con quanto ha detto prima?

Questo è il tema meno definito e più pericoloso fra i due Paesi. Nel loro incontro Xi ha sottolineato più volte che Taiwan è una linea rossa da non superare, continua a fare esercitazioni anche in questi giorni nel corso delle quali i suoi aerei hanno superato più volte lo spazio aereo di Taiwan.

Da parte americana invece?

Biden ha detto pubblicamente più volte che gli Usa appoggerebbero Taiwan in caso di invasione. La situazione è tesa, ma la Cina non si ferma nel potenziare le sue capacità militari. Secondo l’intelligente americana questa volontà di dialogo permetterebbe di far guadagnare del tempo rispetto a una possibile invasione.

Che comunque sarebbe solo rimandata?

Avere più incontri diplomatici e militari può aiutare ad evitare le sorprese. Il punto fondamentale per gli Usa è questo: evitare le sorprese come un attacco improvviso.

L’Indo-Pacifico è comunque uno scenario caldo: Giappone e Sud Corea stanno aumentando il proprio potenziale militare.

Quanto ho detto faceva riferimento al breve termine, cioè a queste ultime settimane. Se apriamo lo scenario Indo-Pacifico in modo completo, Taiwan, come dico da tempo, è più pericolosa dell’Ucraina per la pace mondiale. Questo è fuori di dubbio. A Taiwan potrebbe scatenarsi un conflitto ancora più ampio. Tutto questo mentre l’amministrazione Biden cerca di evitare sorprese in merito all’Ucraina, dove si muove con i piedi di piombo, pur coinvolgendosi sempre di più. A Taiwan cerca di stabilire dei guard rail con la Cina, un dialogo per evitare incidenti. Questo non cambia comunque la direzione generale che è tesa e pericolosa.

Che cosa esattamente non cambia per gli Usa?

La volontà di frenare la crescita economica e strategica della Cina. Washington cerca di farlo senza danneggiare direttamente Pechino ma rafforzando tutto l’Occidente.

(Paolo Vites)

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