LA GEOPOLITICA COME HA REAGITO AL TENTATO GOLPE DELLA WAGNER IN RUSSIA
Tanti commenti sugli scenari in corso in Russia, alcuni anche improvvidi nel voler “spiegare” tutto quanto stava succedendo quando nessuno al mondo poteva realmente prevedere l’evolversi surreale e “schizofrenico” del tentato golpe durato 24 ore con la rivolta del Gruppo Wagner contro il Cremlino. La “marcia su Mosca” si è interrotta la sera stessa a Rostov con l’accordo siglato tra Prigozhin, leader del gruppo di mercenari al “soldo” di Putin dall’inizio della guerra in Ucraina, e il Presidente della Bielorussia Lukashenko: dalla geopolitica con i vari esperti “scesi in campo” per capire quale fossero le reali cause di questo tentato golpe giungono messaggi anche contrapposti che testimoniano la grande difficoltà di comprendere qualcosa a livello di cittadino “medio”.
Al netto infatti delle informazioni in arrivo dal mondo dell’intelligence stamane – dagli Usa dicono di aver saputo della prossima rivolta di Prigozhin negli scorsi giorni, comunicandolo al Cremlino, mentre dalla Cina giunge conferma del tentativo riuscito di disinnescare l’escalation militare su ampia scalta – un messaggio diffuso dal Ministro della Difesa Guido Crosetto fa ben capire lo stato attuale e il rischio di commento “tanto per farli” dal mondo della politica internazionale, «C’è troppa fretta di commentare, di giudicare, cantare vittoria o preconizzare catastrofi. Anche quando ci vorrebbe calma e la voglia di capire, ragionare, confrontarsi, attendere. Le complessità delle vicende umane sono difficili da capire da storici, ancor più da contemporanei».
DA MARGELLETTI A MASSOLO: LE PRIME ANALISI SULLA GUERRA CIVILE A RISCHIO IN RUSSIA
Abbiamo allora selezionato alcuni autorevoli esperti di geopolitica che hanno provato in queste ore a ragionare sui fatti e le cause del tentato golpe in Russia senza la presunzione di una “verità infusa” ma con l’intento di spiegare il più possibile quanto sta accadendo ai confini dell’Europa. «Si poteva e si doveva immaginare quanto sta accadendo. Si tratta di una resa di conti tra bande criminali. C’è un gruppo dirigente, interessato ai dollari, che si avvicina a Mosca e un altro gruppo dirigente in forte crisi. Era inevitabile che questo showdown ci fosse. In Russia, per antica tradizione, alcuni conti si regolano così, non certo con congressi di partito»: così ha spiegato Andrea Margelletti, Presidente del CeSI Centro Studi Internazionali, nello Speciale Tg2 del 24 giugno sera quando stava per concludersi dopo poche ore la rivolta dei Wagner a Rostov. Secondo l’esperto di geopolitica, Putin e Prigozhin in realtà continuerebbero a sentirsi perché il loro legame è ben oltre gli attacchi lanciati dal Gruppo di mercenari ai vertici militari russi: «Semmai dovesse vincere Prigozhin, l’obiettivo strategico sarebbe comunque quello di continuare la guerra in Ucraina. La situazione diventerebbe infinitamente più complessa», conclude Mergelletti.
Secondo Giorgio Cella, intervenuto sempre nello Speciale Tg2 sabato sera, «Altro elemento da considerare è la reazione che ci sarà da parte delle élite dei servizi di sicurezza. Sono dinamiche che emergono anche rapidamente in caso di colpi di Stato», rileva l’analista e geopolitologo. Per l’ex ambasciatore Giampiero Massolo, attuale presidente dell’ISPI, la tentata rivolta di Wagner a Mosca «è la resa dei conti dei capi bastone è destinata a risolversi con un ridimensionamento di Prigozhin. Putin, che aveva per molto tempo giocato abilmente con la rivalità tra le varie fazioni, vede i nodi avvicinarsi al pettine. L’anomalia insostenibile di Prigozhin andrà risolta in qualche modo».
PUTIN “PIRLA” O RAFFORZATO? L’ANALISI NELLA RIVOLTA DEL GRUPPO WAGNER: PARLANO BERTOLINI E JEAN
Le analisi e i commenti si diversificano e possono giungere anche a ipotesi e scenari completamente opposti l’uno all’altro: secondo il generale Carlo Jean, intervistato oggi su “Libero Quotidiano”, il Presidente russo si è dimostrato poco abile nel gestire fin dall’inizio la “grana” Wagner. «Putin ha dimostrato di essere un vero pirla. Ha creato la trappola nella quale è finito […] Gli alti ufficiali russi sono persone equilibrate, non così Prigozhin. Il rischio è che sia lui a decidere dell’arma nucleare». Secondo l’Istituto per lo studio della guerra (Isw), l’ammutinamento di Wagner contro il Cremlino indebolisce molto Putin. «La ribellione ha messo a nudo la debolezza delle forze di sicurezza russe e ha dimostrato l’incapacità di Putin di usare le sue forze in modo tempestivo per respingere una minaccia interna, erodendo ulteriormente il suo monopolio sulla forza», sottolinea l’istituto citando la reazione della folla in Russia al passaggio dei mercenari.
Di contro, l’inviato per anni nelle guerre di mezzo mondo Toni Capuozzo allo Speciale Quarta Repubblica dà una lettura in controtendenza a quella che imputa nella crisi di Putin in Russia la debolezza di un Paese che ha rischiato un golpe in 48 ore. «Se una cosa non ti uccide ti rafforza, Putin nel bene o nel male è più forte di 24 ore fa», rileva il giornalista Mediaset, «Putin ha giocato molto bene, ha messo Prigozhin nelle condizioni di non nuocere. Ora probabilmente lo vedremo alla guida della Wagner in Africa, quella impegnata in Ucraina tornerà sotto il comando russo. Vedremo se al ministero della Difesa ci sarà ancora Shouigu». Da ultimo, ma non meno importante, l’intervento in esclusiva al “Sussidiario” del generale Marco Bertolini – già comandante del Coi e della Brigata Folgore in numerosi teatri operativi, dalla Somalia all’Afghanistan – il quale sottolinea come Putin «esce rafforzato perché il primo tentativo reale di regime change, ammesso che di questo si trattasse, è stato fermato, di fatto, ancor prima di cominciare». In aggiunta, conclude l’esperto, «Quello che più mi ha colpito di Prigozhin non è tanto il fatto di avere occupato Rostov, o di avere marciato su Mosca, ma le cose che ha detto, in totale controtendenza con la narrativa russa, sul numero dei caduti, gli errori e le motivazioni della guerra. Un attacco senza precedenti allo Stato russo. A quel punto due sviluppi erano possibili».