Turchia
Sappiamo molto bene che la Turchia ha ottime relazioni con l’Ucraina, soprattutto nel settore degli armamenti, come dimostra il fatto di aver venduto a Kiev droni da combattimento, ma nello stesso tempo dipende dalla Russia per quanto riguarda i cereali, il gas e il turismo, e proprio per questo si trova in una situazione molto delicata. Anche se ha condannato la guerra in Ucraina e anche se a febbraio la Turchia ha deciso di chiudere lo stretto del Bosforo e dei Dardanelli a tutte le navi da guerra applicando le disposizioni della Convenzione di Montreux del 1936, la sua “neutralità attiva” le sta consentendo di acquisire un ruolo sempre più importante nel gioco diplomatico.
Israele
Per quanto riguarda Israele la posizione non è meno delicata di quella della Turchia: Tel Aviv ha condannato, in forma molto cauta, l’attacco russo in Ucraina, ma il coordinamento militare con la Russia in Siria resta di fondamentale importanza per Israele: infatti non dimentichiamoci che la Russia controlla lo spazio aereo siriano e consente ad Israele di attuare le proprie operazioni contro le forze iraniane. Dando per scontata la sua fedeltà all’alleato americano, questo però non ha impedito ai Israele di salvaguardare i suoi interessi certamente vitali in Siria e quindi anche Israele -seppure in linea teorica – potrebbe svolgere ruolo di mediazione.
Egitto
Anche se durante l’Assemblea generale ha votato per la fine dell’intervento militare in Russia e per il ritiro delle stesse forze dal territorio ucraino e anche se ha espresso le proprie riserve sull’uso delle sanzioni economiche invitando al dialogo e all’utilizzo della diplomazia, l’Egitto ha sottolineato in modo assolutamente legittimo che le sanzioni economiche potrebbero avere un impatto devastante a livello globale analogo a quello che ha avuto la pandemia Covid-19. Non dimentichiamoci che l’Egitto e la Russia hanno relazioni solide sul piano politico e militare ma non dimentichiamoci neppure che l’Egitto è uno dei principali beneficiari del grano ucraino e russo poiché entrambi questi Paesi rappresentano ben un terzo delle esportazioni mondiali di orzo, frumento e altri cereali. Sottolineare che queste risorse sono fondamentali per la sicurezza alimentare dell’Egitto è del tutto evidente e proprio per questo la politica economica egiziana ha già diversificato le sue forniture.
Quanto all’Algeria, un alleato sempre più importante per la Russia, questa si è astenuta dal voto così come hanno fatto l’Iraq, il Sudan e il Sud Sudan. Nello specifico va menzionato che gli algerini dipendono dal punto vista militare dalla Russia e non avrebbero alcun beneficio dal punto vista economico a sostenere una posizione antirussa. Inoltre va detto che molti Paesi europei hanno sostenuto il Marocco proprio in funzione anti-algerina.
Conclusione
È evidente che l’attuale guerra dimostra le rilevanti conseguenze del disimpegno americano in Medio oriente ed è altrettanto evidente che la situazione politica in Medio oriente sta entrando in una nuova fase sempre più complessa e articolata. L’attuale conflitto sta avendo – e avrà – delle ripercussioni tutt’altro che marginali, non solo nei confronti degli Stati Uniti, ma anche, più in generale, su tutti gli equilibri di potere all’interno della regione mediorientale.
(2 – fine)
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