Sergey Razov, ambasciatore russo a Roma, ha parlato ai microfoni dell’agenzia di stampa nazionale Adnkronos a proposito dei rapporti tra Russia e Italia, quando la guerra in Ucraina è entrata nell’11mo giorno. Mosca è delusa dal comportamento tenuto dal nostro Paese? “Sono un diplomatico. Non spetta a me valutare l’atteggiamento della nazione in cui sono accreditato come ambasciatore. Dirò una cosa. Anche nell’attuale situazione di crisi, non vale la pena perdere di vista le prospettive. La storia non finisce con l’oggi. Le crisi vanno e vengono, ma gli interessi rimangono. Penso che sia nell’interesse comune intrattenere relazioni regolari così come sono state per decenni”.



Secondo Razov, la frattura tra la Russia e l’Occidente è nata per via delblocco politico-militare della Nato, i cui documenti definiscono la Russia come un nemico, negli ultimi decenni in diverse ondate ha avvicinato le sue infrastrutture ai nostri confini, creando comprensibili minacce alla nostra sicurezza. Sottolineo che non siamo stati noi ad espanderci verso la Nato, ma la Nato ad espandersi verso di noi. L’affermazione che la Nato è un fattore di pace e stabilità non è convincente. Devo sottolineare che l’espansione della Nato ha violato numerose promesse fatte dopo il crollo dell’Urss. E le sanzioni, che in una prima fase erano ancora collegate a ciò che stava accadendo in Ucraina e dintorni, in seguito hanno totalmente perso questo riferimento e sono state portate avanti per una sinistra forma di inerzia. È stato posto l’obbiettivo di distruggere l’economia della Russia”.



RUSSIA-ITALIA, RAZOV: “CHIEDIAMO DIALOGO PARITARIO CON L’OCCIDENTE”

Nel prosieguo dell’intervista pubblicata su Adnkronos, l’ambasciatore Razov ha detto, a proposito dei rapporti tra Russia e Italia, che “siamo pronti a curare le ferite e a non consentire che la cortina di ferro cali di nuovo. Ciò che è necessario è un dialogo paritario e reciprocamente rispettoso con l’Occidente e una reale considerazione degli interessi reciproci”.

L’avvio dell’inchiesta della Corte dell’Aja per crimini di guerra contro la Russia viene infine respinta fermamente dalla nazione sovietica e, con essa, anche le relative accuse: “Richiamo l’attenzione sul fatto che negli ultimi otto anni, durante i quali nel Donbass sono state uccise 14mila persone, compresi i civili, nessuna delle 5.588 denunce presentate dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani alla Corte europea per i diritti umani è stata accolta”.