In Russia almeno 6mila bambini provenienti da varie zone dell’Ucraina sarebbero stati deportati e costretti ad una rieducazione forzata in campi che prevedono, principalmente la “cancellazione totale dell’identità nazionale“. Questo è quanto emerge da un rapporto della Yale School of Public Health, confermato anche da altre inchieste condotte da varie organizzazioni umanitarie, secondo il quale migliaia di bambini sarebbero stati strappati alle famiglie o considerati orfani, e portati in questi centri, situati in varie regioni della Russia, nei quali vengono costretti ad una educazione basata sulla cultura russa e addestramento di tipo militare con esercitazioni che prevedono l’uso delle armi.



Secondo il rapporto, questi campi erano stati utilizzati in passato come centri estivi per bambini russi, ora sono stati rimessi in funzione per una “rieducazione di tipo politico e culturale” da effettuare nei confronti di minori di origine ucraina in età che va dai 4 mesi ai 17 anni. Il consenso alla deportazione potrebbe essere in molti casi stato forzato dal governo russo, con pressioni e minacce sulle famiglie. Tanti altri casi invece riguarderebbero minori considerati orfani e portati in Russia con lo scopo di trovare una famiglia adottiva, ma invece restano nei centri di rieducazione.



Bambini ucraini deportati in Russia, report denuncia: “costretti a usare armi”

In base al report di Yale, i bambini ucraini sarebbero trattenuti forzatamente nei campi educativi, le famiglie infatti hanno denunciato di non ricevere da mesi notizie, e la permanenza che in molti casi doveva essere di poche settimane contrinua a protrarsi oltre il limite. Gli esperti inoltre hanno confermato che la portata sia geografica che in fatto di numeri potrebbe essere molto superiore alle stime già fatte, in quanto per il momento sono stati esaminati solo documenti che attestano i trasporti e i trasferimenti dei bambini.



L’allarme principale, confermato anche dalle associazioni di tipo umanitario, riguarda le attività che vengono svolte all’interno dei centri di detenzione. Secondo i dati che attualmente si hanno a disposizione e diverse testimonianze, il governo Russo starebbe effettuando un vero e proprio programma di cancellazione culturale. Cercando di deviare i minori imponendo un altro tipo di educazione basata solo sulla cultura di identità russa e di amore per la patria. Oltre a questo ci sarebbe l’emergenza che riguarda un eventuale uso delle armi ed addestramento militare da guerra. Anche se non ci sono dati che dimostrano che i bambini vengano mandati a combattere, secondo l’esperto di Yale, Nathaniel Raymond, le prove già raccolte rappresentano una violazione della Convenzione di Ginevra sui diritti dei minori.