L’Italia replica alla Russia dopo che è stata diffusa la notizia della distruzione di un deposito ucraino di armi italiane. Fonti del ministero della Difesa, citate dall’Ansa, escludono «la possibilità che la notizia del sito distrutto, rilanciata con un video dai mezzi di informazione russi, contenesse materiali di provenienza italiana». Il riferimento è, dunque, a quanto riportato dalle agenzie russe che citano il ministero della Difesa russo, secondo cui appunto le forze armate russe avrebbero distrutto una postazione ucraina, «dove i nazionalisti avevano posizionato artiglieria (howitzer) inviata dall’Italia».



Prosegue, dunque, il botta e risposta a distanza tra Italia e Russia, che peraltro dall’inizio della guerra in Ucraina ha visto nella linea del nostro Paese quasi un “tradimento”. Lo aveva fatto intuire il ministro degli Esteri Sergej Lavrov nel corso dell’intervista a Rete 4, quando parlò dell’Italia completamente allineata su posizione Nato. (agg. di Silvana Palazzo)



RUSSIA “DISTRUTTO DEPOSITO ARMI ITALIANE”

Un deposito di armi inviate dall’Italia all’Ucraina è stato distrutto dai russi. A darne notizia sono le agenzie di stampa russe, in particolare Ria Novosti, che hanno condiviso un video che mostra il bombardamento della batteria di obici, nascosta tra gli alberi. Pare che nel deposito fosse conservata una parte dell’artiglieria inviata dall’Italia, quindi sono andate in fumo parte delle armi inviate dal nostro Paese. A confermare la notizia il ministero della Difesa della Federazione Russa, che ha pubblicato il filmato dell’attacco.



Inoltre, ha spiegato che la posizione di tiro ucraina era stata scoperta da sistemi di ricognizione dell’artiglieria, ma un’ulteriore ricognizione è stata condotta da un veicolo aereo senza pilota, un drone. Dalla registrazione è arrivata la conferma che l’attacco di artiglieria ha eliminato «un plotone di artiglieri nazionalisti ucraini insieme agli obici italiani». Secondo quanto riportato da Il Giornale, la zona, seppur non precisata, non dovrebbe essere lontana dal fronte del Donbass.

IL “MESSAGGIO” POLITICO DELLA RUSSIA

Per quanto riguarda le armi distrutte, si tratta di obici trainati da 155 mm di produzione italiana. Nonostante le difficoltà logistiche dovute ai raid di questi giorni sulle infrastrutture ferroviarie dell’Ucraina, le munizioni erano giunte da poco e trasferite nelle province orientali, dove Kiev ha più bisogno di aiuto per arginare l’avanzata della Russia. Se fosse confermata la versione di Mosca, le armi distrutte facevano parte dell’ultimo blocco di rifornimenti partiti dall’Italia. Quel che va chiarito è come la Russia sapesse con assoluta certezza che quelle colpite fossero armi italiane, visto che non sono le uniche mandate, anche di quel tipo. Stando a quanto riportato da Il Giornale, forse così il Cremlino vuole mettere pressione al governo italiano, che ha mostrato un certo attivismo nel dossier ucraino. Inoltre, a Mosca sanno bene che il dibattito sull’invio di armi in Ucraina è acceso e non vi è consenso unanime, quindi rivendicarne la distruzione potrebbe incidere sulle prossime mosse del governo italiano e scuotere l’opinione pubblica.

QUALI ARMI SONO ANDATE DISTRUTTE

Nei giorni scorsi il ministero della Difesa ucraino aveva pubblicato su Twitter le foto dei cannoni italiani donati a Kiev, subito entrati in azione nel Donbass. Si tratta di obici FH70 da 155 millimetri che sono in grado di sparare tre colpi al minuto a una distanza che può superare i 25 chilometri. Dunque, è stata una donazione molto “pesante”. Peraltro, l’esercito italiano dispone nel complesso solo di una settantina di questi cannoni. Il cannone FH70 è frutto di un accordo tra Regno Unito, Germania e Italia che lo progettarono assieme negli anni ’90 del secolo scorso per sostituire il precedente obice M114. In Ucraina si affianca agli M777 americani, canadesi, australiani e olandesi, che sono cannoni moderni e molto efficienti, e ai Caesar francesi. Questi ultimi possono raggiungere obiettivi anche oltre i 40 chilometri di distanza. Infine, M777 e Caesar francesi sono in grado di sparare proiettili di precisione a guida GPS che sbagliano l’obiettivo di pochi metri.