L’attivismo della Russia in politica estera in questo periodo è particolarmente significativo. Dopo essersi incontrato con Biden, il presidente russo Vladimir Putin ha tenuto un vertice virtuale con il leader cinese Xi Jinping. Nel frattempo Mosca secondo fonti dell’intelligence americana offre un clamoroso trattato di “de-escalation” alla Nato, per diminuire le forti tensioni che coinvolgono l’Ucraina e non trovarsi la Nato a poche centinaia di chilometri da Mosca, se Kiev entrasse, come chiede da anni, nel Patto Atlantico. La Russia propone di smantellare tutte le infrastrutture Nato nei paesi ex sovietici che sono entrati a farne parte dopo il 1997.



In questo quadro l’incontro tra il leader russo e quello cinese assume maggior significato, sebbene i rapporti tra i due paesi, soprattutto ai tempi del comunismo, non siano mai stati particolarmente brillanti e in questo periodo l’espansionismo cinese preoccupi non poco Mosca. Nonostante questo, le dichiarazioni conclusive risultano improntate al massimo ottimismo, parlando di “vero multilateralismo”, “salvaguardia della giustizia internazionale”, “nuovi piani di cooperazione in vari campi”.



In realtà, come ci ha detto in questa intervista Francesco Sisci, sinologo e giornalista per più di trent’anni in Cina come corrispondente per varie testate, oggi opinionista e docente alla Luiss, “a parte le dichiarazioni ad effetto, non è uscito granché di concreto da questo vertice: non una alleanza militare e neanche un reale coordinamento economico”. I rapporti tra Russia e Cina, ci ha detto ancora Sisci, “si fondano in realtà su diffidenza profonda e reciproca, come dimostra la storia. In sostanza, l’incontro tra i due leader ribadisce ancora un riavvicinamento improbabile, anche se non impossibile”.



Mosca si rivolge alla Cina mentre in Europa da tempo la tensione a causa dell’Ucraina rimane alta. Putin vorrebbe addirittura che la Nato ritiri le sue infrastrutture militari da tutti i paesi dell’Europa orientale che hanno aderito al Patto Atlantico dopo il 1997. C’è una connessione tra tutto questo e l’incontro tra Putin e Xi Jinping?

Alla base di tutto c’è la volontà da parte russa che l’Ucraina rimanga uno stato cuscinetto mentre l’Ucraina invece vuole aderire alla Nato. Inoltre, alcuni paesi della Nato dell’Europa orientale per avere ulteriore sicurezza gradirebbero avere l’Ucraina nella Nato.

E tutto questo è inaccettabile per Mosca.

C’è mancanza di fiducia di questi paesi ex sovietici nei confronti della Russia e della Russia nei confronti della Nato. La Russia sa però che questo è un momento buono per trattare con l’America, perché è concentrata sulla Cina e non ha enormi priorità strategiche in Europa. In questo quadro forse si potrebbe trovare un accordo al di là delle richieste contingenti.

Spostandoci al vertice tra Putin e Xi Jinping, quanto è reale e saldo questo sostegno reciproco che i due leader hanno sottolineato e quanto è invece propaganda?

L’impressione è che la distanza fra i due paesi comincia ad ampliarsi. Siamo ormai all’ennesimo summit che fanno e che non partorisce nulla di concreto: non c’è una alleanza militare, non c’è un reale coordinamento economico, ci sono solo grandi dichiarazioni di amicizia. Come quando si rimane fidanzati per lungo tempo senza sposarsi: significa che il matrimonio non ci sarà mai.

Su quali temi c’è un coordinamento e quali no?

Non credo all’ipotesi di coordinamento fra un attacco russo in Ucraina e uno cinese in contemporanea su Taiwan, mi sembra improbabile, anche se non impossibile. Un’altra cosa che sembra essere solo un’intenzione cinese, quella di creare una sistema finanziario alternativo al dollaro, mi sembra di impossibile applicazione. Potrebbe per mille versi convenire a Pechino: esportatore di prodotti industriali, potrebbe avere in cambio materie prime o valuta di vario genere, ma è difficile convenga a Mosca, che è invece un grande esportatore di petrolio e gas, materie prime pagate in dollari. La classe dirigente russa vuole beni di lusso che si pagano in dollari.

Quindi, in sostanza, che cosa è scaturito da questo vertice?

I rapporti tra i due paesi continuano a fondarsi su diffidenza profonda e reciproca. I russi sono risentiti per la grande avanzata politica ed economica cinese e i cinesi non si fidano fino in fondo dei russi, che in passato non sempre li hanno sostenuti, se non addirittura traditi. Penso che questo incontro sia l’inizio di una dimostrazione di debolezza.

Stando a quanto ci dice, gli Stati Uniti non dovrebbero essere molto preoccupati.

Davanti a questi grandi movimenti è sempre bene essere attenti, non si può mai dare nulla per scontato. Nel momento in cui gli Usa si dovessero distrarre, sarebbe il momento in cui l’alleanza si rafforza. Sono movimenti che subiscono l’influenza del contesto.

Cosa intendono esattamente Xi Jinping e Putin quando dicono di essere “il pilastro del vero multilateralismo”?

Ormai questa parola viene usata per contrastare il mondo che guarda all’America. Forse anche noi dobbiamo essere attenti nell’usare questi termini. Quando da noi i politici parlano di multilateralismo, americani, russi e cinesi capiscono cose diverse. La realtà è che il mondo si sta polarizzando, da una parte c’è un assembramento che si consolida intorno agli Usa dall’altra c’è un avvicinamento a Pechino di vari paesi.

Considerando la delicata partita su Ucraina e forniture energetiche, quanto rischia l’Europa se Putin si avvicina davvero alla Cina?

Questo avvicinamento è improbabile, ma non impossibile. Esiste un problema energetico molto serio in Europa e in Italia. L’aumento dei prezzi dell’energia elettrica è solo l’ultimo fenomeno. Le centrali nucleari francesi un po’ riforniscono l’Italia e altri paesi europei, ma sono centrali vecchie e arretrate. In realtà, il problema energetico è sempre stato un problema strategico e politico, che noi in Europa e in Italia abbiamo smesso di considerare tale. Dovremmo ricominciare a pensarci con una vera politica energetica, che oltre al brevissimo termine pensi anche al lungo termine. Va bene importare gas dalla Russia, ma non va bene essere condizionati dal gas russo. Questo aspetto va affrontato urgentemente, siamo già in ritardo e le cose possono solo a peggiorare.

(Paolo Vites)

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