Negli ultimi dieci anni, l’Africa è diventata un punto focale di interesse per numerosi Paesi, soprattutto per le sue ricche risorse naturali e il suo potenziale commerciale. Tra questi, Russia e Cina si sono distinte per la loro crescente presenza nel continente, differenziandosi per natura e intenzioni. Le relazioni di questi due Paesi con l’Africa sono caratterizzate da una rivalità più che da una partnership, dovuta agli obiettivi specifici che perseguono: la Cina mira a trarre vantaggio dal mercato africano promuovendo la stabilità e la connettività interregionale attraverso investimenti a lungo termine; la Russia ha sfruttato l’instabilità continentale per lucrare sulla vendita di armi. Pertanto, anche se ci sono stati segnali di cooperazione tra Russia e Cina in Africa, Mosca e Pechino rimangono rivali a causa dei loro obiettivi intrinsecamente antitetici.
Le storie di Cina e Russia in Africa sono significativamente diverse. La Cina ha iniziato ad interagire con gli Stati africani durante la Guerra fredda, ma la sua presenza si è intensificata dal 2000 con il primo Forum sulla Cooperazione Sino-Africana (FOCAC). In 19 anni, il commercio tra la Cina e l’Africa è aumentato da 10 miliardi a 192 miliardi di dollari nel 2019. Il progetto principale che lega la Cina all’Africa è l’iniziativa Belt and Road (BRI) lanciata nel 2013 da Xi Jinping, che mira a promuovere la connettività nella regione eurasiatica attraverso una nuova Via della Seta, basata sui “cinque principi di coesistenza pacifica”. Negli ultimi dieci anni, ciò si è tradotto in numerosi grandi progetti infrastrutturali, investimenti nel settore digitale, programmi di sensibilizzazione delle élites e iniziative di sicurezza collettiva. Tuttavia, questi investimenti hanno spesso comportato un elevato livello di indebitamento per i Paesi africani, potenzialmente oneroso per il loro sviluppo economico e stabilità.
La percezione generale dei Paesi africani nei confronti della Cina è positiva, come dimostra il sondaggio Afrobarometer 2019-2021. Tuttavia, ci sono preoccupazioni sull’influenza di Pechino, con timori di una nuova forma di colonialismo.
I legami della Russia con l’Africa si sono sviluppati invece in modo differente. Durante la decolonizzazione, l’Unione Sovietica ha visto un’opportunità per esportare la sua ideologia ed emergere come superpotenza sostenendo i movimenti di liberazione. Tuttavia, dopo la morte di Stalin nel 1953, l’influenza russa è declinata fino all’ascesa di Putin nel 2000. Il primo summit Russia-Africa a Sochi nel 2019 ha segnato una nuova strategia di Putin verso il continente, soprattutto per evitare l’isolamento a seguito delle sanzioni post-annessione della Crimea nel 2014.
La Russia ha legami economici meno profondi con l’Africa rispetto alla Cina, concentrando i suoi sforzi sulla fornitura di materiale militare agli Stati fragili in cambio dell’estrazione di risorse. La Russia è il principale fornitore di armi in Africa e utilizza società militari private, come il gruppo Wagner, per fornire assistenza alla sicurezza e promuovere operazioni segrete, spesso con effetti negativi sulla sua immagine a causa di presunte violazioni dei diritti umani.
Dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, l’interesse di Putin per l’Africa è aumentato, cercando di sfruttare il continente per raggiungere il suo obiettivo di un ordine mondiale multipolare. Questo include non solo il mirare alle risorse energetiche e minerali dell’Africa, ma anche il potenziale di voto del continente come blocco nelle questioni internazionali, come dimostrato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2022, dove molti Stati africani si sono astenuti dal condannare l’invasione russa dell’Ucraina.
Le percezioni dell’Africa nei confronti della Russia sono più difficili da valutare a causa del recente rinnovato interesse del Paese per il continente. Secondo l’Afrobarometro 2019-2021, l’opinione degli africani nei confronti della Russia appare incerta o indifferente. Le percezioni favorevoli potrebbero essere dovute ai valori dichiarati della Russia in termini di multilateralismo, anti-imperialismo e non interferenza, che sono ben accolti dai Paesi africani che cercano una diversificazione nei legami di politica estera.
La rivalità tra Cina e Russia in Africa diventa evidente quando si considera che la natura della loro presenza nel continente è molto diversa. La Russia si concentra sull’instabilità per trarne vantaggio a breve termine, mentre la Cina mira a mantenere lo status quo per favorire il commercio e lo sviluppo delle nuove Vie della Seta.
Entrambi i Paesi vedono l’Africa come un’assicurazione per il futuro, un’alternativa all’Occidente, competendo principalmente per le sue risorse naturali. Anche se economicamente la Russia è indietro rispetto ad altri partner internazionali dell’Africa, rimane un concorrente della Cina. Questa rivalità si manifesta non solo negli accordi commerciali ma anche nell’influenza geopolitica più ampia.
Per l’Occidente, la presenza in Africa può essere rischiosa, poiché potrebbe servire da terreno per navigare tra le sanzioni e influenzare un ampio blocco internazionale. Tuttavia, gli Stati Uniti e l’Unione Europea restano importanti partner commerciali sia della Cina sia della Russia, rendendo difficile per questi due Paesi ignorare completamente i mercati occidentali.
I Paesi africani dovrebbero essere preoccupati per gli strumenti extralegali come le società militari private e per l’ostacolo alla stabilità e al progresso a lungo termine a causa dell’enfasi della Russia sugli obiettivi strategici. Tuttavia, l’interesse di Russia e Cina per il continente potrebbe anche rivelarsi vantaggioso, in quanto potrebbe permettere ai Paesi africani di trarre vantaggio da più partnership simultaneamente.
In conclusione, mentre la Cina deve essere consapevole delle minacce alla sicurezza dei suoi progetti e dei suoi cittadini, la Russia deve essere in grado di contrastare gli effetti negativi delle azioni del gruppo Wagner, altrimenti rischia di essere superata dalla Cina in termini di soft power, come attualmente indicato dalle percezioni dei cittadini africani.
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