Il vertice dei Brics è molto più di un forum geopolitico anti-occidentale. Russia e Cina, infatti, vogliono proprio metterli contro l’Occidente. La guerra in Ucraina e il crescente confronto sino-americano hanno fatto crescere in Mosca e Pechino il desiderio di trovare alleati nel “Sud globale”, una formula fuorviante pensata proprio per dare l’impressione che l’Occidente sia isolato di fronte ad un campo alternativo unito. La presenza di Xi Jinping al vertice di Johannesburg, insieme a quella del primo ministro indiano Narendra Modi e del presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, conferma l’importanza attribuita all’evento. Mentre per Vladimir Putin è l’occasione per rilanciare la sua immagine, anche se in virtù del mandato di cattura internazionale della Corte penale internazionale può parteciparvi solo in collegamento. Stando a quanto riportato da Le Figaro, gli auspici russo-cinesi si scontrano con le divisioni interne e gli obiettivi molto diversi dei membri del club.
Infatti, se Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica sono uniti nel desiderio di ricucire un ordine mondiale che, a loro avviso, perpetua il dominio occidentale (o ciò che ne rimane), i loro approcci divergono ampiamente. Ad esempio, India, Sudafrica e Brasile non vogliono un’opposizione frontale all’America e all’Europa, anche se hanno forti rimostranze contro l’ex colonizzatore. Infatti, i sudafricani abbiano rifiutato di condannare la Russia per la guerra in Ucraina, hanno chiesto a Putin di non recarsi a Johannesburg per non dover prendere l’imbarazzante decisione di arrestarlo in applicazione del mandato di cattura emesso dalla Corte penale internazionale. «Non ci lasceremo trascinare in una competizione tra potenze mondiali. Il nostro Paese è impegnato in una politica di non allineamento», ha dichiarato il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa.
BRICS, ENTUSIASMO ANTI-OCCIDENTALE MA ANCHE DIVISIONI
Un altro importante fattore ritenuto paralizzante è che l’India e la Cina sono grandi avversari geopolitici, quasi sull’orlo della guerra. L’India, che ha una politica a geometria variabile, ha anche sviluppato strette relazioni con Usa ed Europa per contrastare l’influenza di Pechino. Inoltre, i Paesi Brics hanno difficoltà a definire i criteri di adesione, e ciascuno sembra spingere per l’ingresso dei propri protetti. Ad esempio, è attualmente in discussione l’idea di richiedere l’adesione preventiva alla nuova Banca di sviluppo dei Brics. Nonostante ciò, l’organizzazione, che da sola rappresenta il 40% della popolazione mondiale e un quarto della sua ricchezza, è di grande interesse politico ed economico, visto che ci sono cinquanta Paesi che hanno deciso di inviare delegazioni. Quasi 40 hanno annunciato l’intenzione di aderire ai Brics e 23 hanno presentato domanda ufficiale, tra cui Arabia Saudita, Iran, Argentina, Algeria.
Brics viene visto come un moltiplicatore di potere, che permetterebbe loro di esercitare un’influenza all’interno del FMI o dell’OMC. Inoltre, sperano anche di beneficiare dei finanziamenti della nuova Banca di sviluppo dei Brics, anche se gli esperti notano che il ritmo dei prestiti è notevolmente rallentato a causa delle difficoltà finanziarie della Cina e delle massicce sanzioni contro la Russia. Ultimamente molti sognano di fare dei Brics il veicolo di una lotta contro il dominio del dollaro e dei sistemi sanzionatori occidentali, incrementando gli scambi denominati nelle rispettive valute nazionali. Anche se gli analisti parlano di «aspettative troppo gonfiate», l’entusiasmo attorno ai Brics è evidente, infatti Russia e Cina sono riuscite a farne la bandiera ideologica di un nuovo mondo de-occidentalizzato in divenire.