È un invito ad evitare di cadere nel freddo e desolante baratro della guerra nucleare quello che il generale statunitense Christopher Cavoli (Comandante supremo della Nato e capo del comando europeo negli States) rivolge alla platea della Georgetown University, auspicando una ripresa del dialogo con la Russia. Da tempo più o meno ovunque in Occidente si teme un qualche allargamento del conflitto in corso da più di due anni in Ucraina, che potrebbe cambiare faccia e concretizzare quei timori che permeavano il periodo della Guerra Fredda, con la Russia e gli USA (sotto l’egida della Nato) coinvolte in un conflitto che lascerebbe ben poche speranze ad un Occidente troppo abituato alla pace.
Non a caso, spiega Cavoli, le truppe Nato sotto il suo controllo sono aumentate di circa il 700% nell’arco di appena un anno, quasi tutte dispiegate sui confini orientali europei, tra Polonia e Paesi Baltici, in uno scenario che ricorda troppo da vicino quella Guerra Fredda che non divenne “calda” (quasi) per puro miracolo. O meglio, più che per miracolo grazie ad un impianto di norme, regole e convenzioni che permettevano agli USA di mantenere, nonostante la belligeranza velata e le minacce, una via di comunicazione con la Russia.
Christopher Cavoli: “La Nato non dimentichi che il suo ruolo è difensivo”
Secondo Cavoli, proprio all’esempio della Guerra Fredda occorrerebbe guardare oggi, affinché Nato e Russia possano “leggere i segnali l’uno dell’altro”, rispolverando quel “vocabolario molto fine e reciprocamente compreso” che conferiva, all’epoca, “prevedibilità e comprensione dell’altra parte. Questa”, ricorda, “è stata una delle cose principali che abbiamo utilizzato per gestire l’escalation e ottenere deterrenza senza rischi significativi”. Deterrenza ora più che mai necessaria, con la Russia che si sente sempre più braccata dalla Nato a causa di quelle truppe al confine e che, in risposta, aumenta le sue minacce di natura atomica.
Un compito, non nasconde Cavoli, decisamente più complesso che durante l’epoca della Guerra Fredda perché, ricorda, all’ora vi erano solo due attori, Stati Uniti e Russia, mentre ora con la Nato (da un lato) e la Cina o i Brics (dall’altro) le variabili sono troppe e troppo complesse. Non tutti potrebbero aderire a quel fine vocabolario e, spiega Cavoli, aumenterebbero anche esponenzialmente i rischi di un fraintendimento potenzialmente distruttivo. Il generale chiude, poi, con una domanda: “Come possiamo ristabilire la nostra capacità di difesa collettiva? Il primo passo”, si risponde concludendo, “penso sia descriverci apertamente per quello che siamo: un’alleanza difensiva“.