La guerra tra Russia e Ucraina non sembrerebbe essere vicina ad una conclusione e le tensioni si spostano anche nello sport, con il torneo di tennis di Wimbledon che ne sta risentendo. Lo scorso anno gli atleti russi e bielorussi, come ricostruito dal Daily Mail, non erano stati ammessi. Le altre competizioni tuttavia non hanno sostenuto questa scelta e all’All England Club per l’anno successivo ci si è ritrovati costretti a fare un parziale dietrofront.



Per l’edizione 2023, infatti, Wimbledon accetterà in tabellone anche tennisti russi e bielorussi, i quali dovranno però accettare di competere come atleti di “status neutrale”, firmando una dichiarazione ufficiale, con il divieto di esprimere in alcun modo sostegno all’invasione dell’Ucraina. Inoltre, non potranno ricevere finanziamenti dal loro Stato, incluse eventuali sponsorizzazioni da società gestite o controllate da esso. Le regole sono ferree, proprio affinché non si denoti un cambio di posizione da parte degli organizzatori, i quali hanno anche espresso il proprio rammarico per le critiche ricevute lo scorso anno.



Russia e Ucraina, è guerra anche a Wimbledon: i precedenti

L’ammissione e/o esclusione degli atleti di Russia Bielorussia Wimbledon dopo l’invasione dell’Ucraina, tuttavia, non è l’unica problematica connessa alla guerra. I professionisti delle rispettive nazionalità che si sono ritrovati faccia a faccia sul campo, in quest’anno, sono stati diversi. Eppure, le premesse erano state buone. A febbraio del 2022, il russo Andrey Rublev, che giocava in doppio con l’ucraino Denys Molchanov, dopo avere vinto il titolo di singolare, ha scarabocchiato sull’obiettivo di una telecamera “No War Please”.



Col passare del tempo, tuttavia, qualcosa si è rotto. In poche settimane i più importanti giocatori ucraini degli ultimi anni, Sergiy Stakhovsky e Alex Dolgopolov, avevano preso le armi. Per quanto riguarda le donne, invece, è diventato subito chiaro che avrebbero usato la loro voce per esprimere disgusto per gli eventi che stavano in patria. È così che sembra inevitabile che anche a Wimbledon si vedranno i giocatori rifiutarsi di stringere la mano a rete, mentre fuori dal campo c’è un’attesa ansiosa per vedere se le proteste si materializzeranno.