Il Tribunale della città di Mosca ha confermato l’arresto del giornalista americano Evan Gershkovich con l’accusa di spionaggio. Il cronista del Wall Street Journal è finito nel mirino delle autorità russe nell’ambito di un disegno di repressione del dissenso messo a punto dal Cremlino. Gershkovich e il governo degli Stati Uniti negano strenuamente le accuse.
Evan Gershkovich è il primo corrispondente statunitense dai tempi della Guerra Fredda ad essere detenuto in Russia per accuse di spionaggio. Vestito con i jeans azzurri e una camicia a quadri, il giornalista è apparso calmo e a tratti sorridente poco prima dell’appello per la sua detenzione. Presente anche l’ambasciatrice americana Lynne Tracy, ma il verdetto è stato infausto: i giudici hanno respinto il ricorso degli avvocati del cronista, che resterà in carcere fino al processo, la cui prima udienza non è stata ancora fissata.
Russia, Evan Gershkovich resta in carcere
Gli avvocati Maria Korchagina e Tatyana Nozhkina hanno detto ai giornalisti fuori dal tribunale che non si aspettano ulteriori udienze fino alla fine di maggio, quando il tribunale prenderà in considerazione l’estensione della custodia cautelare. Il servizio di sicurezza federale russo ha arrestato il 31enne a Ekaterinburg a marzo e lo ha accusato di aver tentato di ottenere informazioni riservate su una fabbrica di armi russa. Evan Gershkovich, il Wall Street Journal e il governo degli Stati Uniti negano che sia stato coinvolto nello spionaggio e ne hanno chiesto il rilascio. La scorsa settimana, il governo americano ha definito il cronista “ingiustamente detenuto” e il suo caso sta ricevendo un’attenzione speciale da parte del Dipartimento di Stato. Se condannato, il giornalista rischia fino a 20 anni di carcere. Attualmente è detenuto nella prigione moscovita di Lefortovo, che risale all’era zarista ed è stato un terrificante simbolo della repressione sin dall’epoca sovietica.