Dmitry Medvedev, ex presidente della Russia, ha avvertito l’Ucraina in merito alle intenzioni di Vladimir Putin. “L’eventuale lancio di missili a lungo raggio forniti dall’Occidente contro le postazioni in territorio russo non sarà considerata un’azione di “autodifesa, ma una giustificazione ovvia e diretta per l’uso di armi nucleari contro un Paese”, ha scritto in un messaggio su Telegram.
Non è la prima volta, in tal senso, che da Mosca arrivano minacce su questa possibilità. L’ex presidente ci ha tenuto a ribadirlo. “Tutti gli eredi di Hitler, Mussolini, Pétain e gli altri che oggi in Europa sostengono i nazisti a Kiev, devono ricordarlo”, ha aggiunto. È da capire dunque se e in che modo cambieranno i piani dell’Ucraina per il futuro della guerra e, soprattutto, per gli aiuti che arriveranno dagli Stati Uniti e dall’Europa.
Russia, ex presidente Medvedev avverte Ucraina sulle armi nucleari ma Zelensky non ci sta e chiede aiuti all’Occidente
A esprimersi dopo le dichiarazioni di Dmitry Medvedev, ex presidente della Russia, è stato proprio Volodymyr Zelensky, il numero uno dell’Ucraina. “I leader europei garantiscano il milione di munizioni promesse l’anno scorso”, ha chiesto nel corso della conferenza stampa seguita al bilaterale, tenutosi stamane a Tallin con la sua pari ruolo dell’Ettonia, Kaja Kallas.
Le dichiarazioni retoriche dunque non sono più sufficienti per Kiev, che adesso vuole i fatti. In questo ambito rientrano anche le garanzie relative al futuro ingresso del suo Paese nelle strutture della Nato e dell’Ue, che sono ritenute le uniche per una pace a lungo termine. “Una pausa di due o tre anni avvantaggerebbe solo la Russia, che avrebbe il tempo di riarmarsi e travolgerci. Non correremo questo rischio. Siamo contrari a questa guerra dal primo giorno e lo saremo fino all’ultimo”, ha concluso. “Meritiamo l’adesione nel blocco perché lo rafforzeremmo a oriente”.