L’esclusione della Russia dal sistema di pagamenti “Swift” (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication), che ieri veniva ritenuta possibile, avrebbe conseguenze drammatiche per l’Europa e in particolare per l’Italia e la Germania. Ieri un portavoce del Governo tedesco ha dichiarato che questa decisione “avrebbe un impatto enorme sull’economia tedesca e richiederebbe molti preparativi”.



Questa non è un’esagerazione, è la realtà nuda e cruda. Escludere la Russia dallo Swift vorrebbe dire non poter più pagare per il gas russo, per il petrolio, per i fertilizzanti e i prodotti agricoli. Dall’oggi al domani sarebbe impossibile commerciare con la Russia. Per l’Italia vorrebbe dire perdere il 40% del gas consumato, oltre a tutto il resto. L’Italia non è pronta in nessun modo a sostituire queste importazioni ed è lunare pensare di poterlo fare importando gas via nave; sia perché non ci sono le infrastrutture, sia perché l’Italia non è l’unico acquirente di gas al mondo. Gas e petrolio, grazie a dieci anni di sottoinvestimenti e a una transizione green concepita in modo demenziale, sono una risorsa scarsa in Europa. 



L’Italia potrebbe trovarsi in una situazione in cui si stacca la corrente a questo o a quel settore industriale in certi giorni della settimana in cui si interviene sui consumi privati. La Bce sembra pronta a fare la sua parte, ma questo non impedirebbe la distruzione di una parte considerevole del sistema industriale. I clienti serviti dalle imprese italiane troverebbero nuovi fornitori. Il debito pubblico italiano, per quanto sostenuto dalla Bce, alla fine presenterebbe il conto. La crisi economica in Europa avrebbe conseguenze politiche sia in termini di coesione tra Paesi membri, sia in termini di tenuta sociale nei singoli Paesi. Se già gli autotrasportatori protestano e alcuni dei principali produttori di pasta sospendono la produzione prima dell’esclusione della Russia dallo Swift, possiamo solo immaginare cosa accadrebbe dopo una decisione che toglie dal mercato occidentale petrolio, gas, grano e fertilizzanti. L’Italia ancora oggi, 25 febbraio 2022, blocca nuove trivellazioni puntando su pannelli solari ed energia eolica. Tutti possono verificare, tra l’altro, da dove arrivano i pannelli solari: la Cina è il principale produttore globale. 



A proposito di sanzioni segnaliamo, grazie alla notizia data da Reuters, che giovedì Indian Oil Corp, la principale società di raffinazione indiana, ha comprato petrolio russo per la prima volta in due anni. L’agenzia di stampa ricorda che normalmente questo petrolio viaggia verso l’Europa. Questo è solo un esempio di quale sia la situazione reale. 

Ricordiamo anche che all’inizio di dicembre il primo ministro russo Medvedev ha dichiarato che l’esclusione della Russia dal sistema di pagamenti Swift “significherebbe essenzialmente una dichiarazione di guerra”. Forse a inizio dicembre Medvedev non pensava che si sarebbe arrivati a tanto e nemmeno si poteva essere sicuri che la situazione sarebbe precipitata nel modo a cui stiamo assistendo. Ci domandiamo però se questa dichiarazione sia ancora attuale. Finora i russi, ancora lunedì con il discorso di Putin sull’Ucraina, hanno sempre “telefonato” le loro intenzioni. 

L’esclusione della Russia dallo Swift anticiperebbe per l’Italia, sicuramente dal punto di vista economico, le conseguenze di una guerra. Si può discutere se e a quali condizioni questa sia una decisione giusta o sbagliata, inevitabile o meno. Sulle conseguenze però non ci pare ci sia molto da discutere, nonostante una narrazione che quasi presenta questa eventualità come una punizione per qualche oligarca russo o come fattore di crisi per qualche nicchia di mercato del lusso italiano. Non è così e l’Italia non sembra preparata da nessun punto di vista; basti pensare, ripetiamo, che finora si è esclusa qualsiasi nuova trivellazione nonostante servano almeno 18-24 mesi per scaricare a terra i nuovi, eventuali, investimenti. 

Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna avrebbero problemi seri, ma niente di paragonabile ai nostri. È per questo che le accuse di codardia a Italia e Germania circolate ieri, per esempio da Donald Tusk, sono profondamente ingiuste e probabilmente anche molto ipocrite. 

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