Il giallo attorno alle armi occidentali che finiscono in Russia si infittisce. Un’inchiesta di Politico, infatti, rivela che le aziende russe hanno dichiarato centinaia di migliaia di proiettili ottenuti da fornitori occidentali. Ne avevamo parlato nei giorni scorsi, citando il lavoro svolto dal gruppo Yermak-MCFaul. Ma anche il giornale Usa si sta occupando della vicenda, facendo altre rivelazioni interessanti. Ad esempio, su Telegram circola il video di un cecchino che estrae il caricatore di una sua arma per mostrare le munizioni, occidentali. I documenti ottenuti da Politico indicano che Promtekhnologiya e un’altra azienda russa chiamata Tetis hanno acquistato centinaia di migliaia di proiettili prodotti dall’azienda Usa Hornady.



Ma si tratta di una scoperta che si aggiunge ad un crescente numero di prove che dimostrano che le forniture di attrezzature militari letali e non letali continuano a raggiungere la Russia nonostante l’imposizione da parte dell’Occidente di sanzioni senza precedenti in risposta all’invasione dell’Ucraina da parte del presidente Vladimir Putin. Anche se da un lato queste scoperte mettono a nudo la mancanza di capacità della Russia di produrre proiettili da cecchino di alto livello, dall’altro lato emerge con evidenza un fiorente mercato nero di munizioni occidentali. Stando a quanto appreso da Politico, non è neppure difficile trovare informazioni sull’approvvigionamento di tali attrezzature: può trovarle online chiunque abbia accesso a Internet in Russia e una conoscenza dei codici di classificazione doganale internazionale.



ARMI USA ALLA RUSSIA: IL CASO HORNADY

Contattato da Politico, Steve Hornady, amministratore delegato dell’azienda familiare con sede a Grand Island, in Nebraska, ha negato di aver venduto munizioni alla Russia durante la guerra in Ucraina. «Nel momento in cui la Russia ha invaso l’Ucraina, abbiamo chiuso», ha dichiarato in una breve telefonata. Poi ha voluto precisare: «Non esportiamo nulla in Russia e non abbiamo un permesso di esportazione per la Russia dal 2014. Non sosteniamo alcuna vendita del nostro prodotto a nessun figlio di pu**ana russo e se riusciamo a scoprire come lo acquisiscono, se di fatto lo fanno, prenderemo tutte le misure disponibili per fermarlo». Inoltre, ha riferito di aver contattato le autorità statunitensi in seguito all’inchiesta del giornale, sottolineando che la legge Usa vigente prevede che i clienti debbano ottenere il permesso del Dipartimento del Commercio per riesportare articoli prodotti negli Stati Uniti. «Per quanto ne sappiamo, nessuno dei nostri clienti viola questa legge».



Ma Yevgeny Prigozhin, capo della Wagner, allo stesso giornale ha riferito che le sue truppe usano «un’enorme quantità di munizioni della NATO lasciate dall’esercito ucraino». Promtekhnologiya ha negato di aver presentato dichiarazioni doganali per importare munizioni e precisato di non avere alcun rapporto con Hornady, ma di poter produrre le sue munizioni. In un commento inviato via e-mail a Politico, ha aggiunto che il fucile Orsis e le munizioni che produce sono destinati a scopi «venatori e sportivi» e sono liberamente disponibili sul mercato civile. Ma l’Ucraina sostiene di avere prove che i fucili Orsis siano stati usati nelle operazioni militari della Russia in corso nella zona orientale del Paese.

ARMI OCCIDENTALI ALLA RUSSIA: LA ROTTA BALCANICA

L’altra azienda finita nel mirino è Tetis, i cui proprietari hanno legami con l’esercito russo. Sul suo sito ufficiale non ci sono riferimenti alle munizioni Hornady, ma si presenta come distributore internazionale di RCBS, un produttore Usa di attrezzature per la ricarica, ad esempio per assemblare bossoli, inneschi, propellenti e proiettili in cartucce che possono poi essere sparate. Ma in questo caso Politico non ha ottenuto alcuna risposta. Invece, Matt Rice, un portavoce del proprietario di RCBS, Vista Outdoor, ha dichiarato che Tetis non è più un distributore internazionale di RCBS. «A seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la nostra azienda ha deciso di porre fine a tutte le vendite di prodotti con questo paese», ha dichiarato via mail, precisando che RCBS avrebbe rimosso il riferimento a Tetis dal suo sito web.

Di fatto, le munizioni Hornady o i loro componenti sono liberamente disponibili in Russia, insieme ad altre attrezzature militari straniere di alto livello. Durante la sua inchiesta giornalistica, Politico altre connessioni tra altre aziende russe e imprese che producono munizioni in Germania, Finlandia e Turchia. Ci sono poi munizioni che arrivano dall’Unione europea, come quelle della società slovena Valerian, che dal canto suo nega di aver venduto armi o munizioni alla Russia. Un diplomatico sloveno, però, ha rivelato che, pur non avendo mai richiesto l’autorizzazione ad esportare armi o munizioni in Russia, Valerian ha spedito «singole parti» in Kirghizistan. Dagli Stati Uniti all’Ue, fino ai singoli Stati membri citati, tutti promettono approfondimenti, ma per ora la situazione sembra non cambiare.