Fatih Birol, direttore dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (l’AIE), ritiene che la guerra contro la Russia per l’energia sia ormai, in un modo o nell’altro, finita. A perdere, spiega sulle pagine del quotidiano francese Libération, sarebbe stato proprio il Cremlino, che con la scelta di chiudere i rubinetti del gas e del petrolio, ha spinto i paesi europei ad investire in altri stati e risorse, con ripercussioni negative solamente per lo zar.
Un crisi, quella sorta dalla decisione della Russia di muovere la guerra dell’energia all’Europa, che secondo Birol è stata la più grave mai vista. Quando scoppiò la guerra, spiega, “era il più grande esportatore di energia al mondo, il più grande esportatore di petrolio, il più grande esportatore di gas, un attore importante nel mercato del carbone”, insomma era “una delle pietre miliari del sistema energetico globale”. Spiega, infatti, che “l’intero sistema energetico europeo si basava sull’energia abbondante e a basso costo della Russia”, mentre la crisi energetica che abbiamo vissuto è stata a tutti gli effetti la prima a livello mondiale.
L’energia europea tra Russia e Cina
Insomma, sintetizza Birol, “la Russia ha perso la battaglia energetica“. Infatti spiega che “i ricavi delle esportazioni sono diminuiti del 40% su base annua”, mentre a causa della guerra “le spese militari russe sono esplose, i sussidi alla popolazione sono aumentati”, portando ad un generale “deficit di bilancio”. In gioco, però, ci sarebbe anche la possibilità di sfruttare i giacimenti russi, “geologicamente complessi” e che richiedono “il supporto tecnologico di società internazionali [che] hanno lasciato” la nazione.
Ora, per la Russia trovare un nuovo acquirente sarà complesso, spiega, perché solamente l’Europa costituiva “il 75% delle esportazioni di gas e il 55% di quelle di petrolio”. Potrebbe vendere energia alla Cina, ma “ci vorrebbero anni per costruire oleodotti dalla Siberia occidentale”. Continuando nel suo intervento, però, Birol spiega che la minore dipendenza dal Cremlino ha portato anche ad una spinta nelle rinnovabili, un fatto positivo ma che aprirebbe ad un nuovo, possibile, problema dopo la Russia. “La Cina domina la produzione di tecnologie energetiche pulite. Produce il 75% di tutte le batteri per auto elettriche e il 90% dei pannelli solari”.